Modificato il: 17/10/2023
Alla scoperta della ‘Fenomenologia del movimento hippie del Terzo Millennio’
Cosa vi viene in mente quando pensate alla parola hippie?
Sì certo, i figli dei fiori, la rivoluzione sessuale, marijuana, ‘peace and love’… ma se vi dicessimo che il movimento hippie non solo non è morto alla fine dei travolgenti anni Sessanta, ma anzi si è aggiornato e in Italia conta svariate comunità?
Facciamo un po’ più di chiarezza.
Gli hippie del Terzo Millennio: gli ecovillaggi
Parlando di ecovillaggio, è inappropriato pensare a un suo abitante come lo stereotipo dell’hippie, o addirittura con la sua accezione più negativa, cioè il ‘figlio di papà’ annoiato che vive coi soldi altrui e si sballa con hashish e cannabis. In realtà gli ecovillaggi e i loro abitanti sono ben altro.
Ma cosa significa questo termine?
Un ecovillaggio è una forma di comunità intenzionale. Ciò vuol dire che ci sono delle persone che scelgono di vivere insieme, in un dato luogo e dandosi determinate regole.
Va da sé che differenti gruppi di persone abbiano ideali diversi, e quindi risulta quantomeno difficile delineare un paradigma unico dell’ecovillaggio.
Esistono insediamenti in cui tutto è condiviso, altri in cui l’agricoltura è la fonte primaria di sostentamento, altri ancora con un’economia mista. Il filo conduttore alla base di questi circa 100 villaggi in Italia è un desiderio condiviso di sostenibilità, di contatto con la natura e di condivisione. Il tipo di vita opposto a quello frenetico che ad esempio si conduce nelle grandi città italiane ed europee.
E chi sono gli abitanti di un ecovillaggio?
Come racconta Bernardo Cumbo nel suo blog sul Fatto Quotidiano, la popolazione di questi luoghi è estremamente eterogenea: si trovano sia i giovani vogliosi di sperimentare una vita diversa, sia le famiglie alla ricerca di un’educazione più a contatto con la natura per i propri figli, sia gli anziani che cercano un posto tranquillo per invecchiare in compagnia.
Infine, la vita in queste strutture non è né oziosa né contemplativa: si lavora a contatto con la terra, e parecchio. E tutto questo a contatto con persone dalle attitudini e dai caratteri sempre diversi.
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Gli hippie ‘old school’: il raduno del Mugello
In Toscana ad agosto del 2021 ha avuto luogo il Rainbow Family Gathering, un raduno hippie che in Italia esiste dal 2002 e che affonda le sue radici nel 1972.
In quell’anno, allo Strawberry Lake in Colorado, più di 20mila persone si riunirono in mezzo alla natura per meditare per quattro giorni. Ma nel giro di poco tempo questa divenne un’usanza replicata a cadenza annuale, e che ha valicato i confini americani per diffondersi in tantissimi stati, non ultima l’Italia.
La Rainbow Family (lett. ‘famiglia arcobaleno’) è un movimento new age pacifista e anarchico, improntato ai temi dell’amore libero e della libertà. La loro organizzazione non è gerarchica e non esiste a livello ufficiale. C’è chi la definisce ‘la più grande non-organizzazione di non-membri al mondo’[1]
Altro aspetto importante, tutte le spese e i lavori necessari all’organizzazione dei Gatherings sono su base volontaria e a carico dei membri dell’organizzazione.
Ed è quello che si è verificato tra i comuni fiorentini dell’Alto Mugello nel 2021: al Gathering hanno partecipato centinaia di persone (il numero esatto non è stimabile né è stato rilasciato).
Il raduno era stato accompagnato alla vigilia da preoccupazioni legate agli assembramenti in pieno periodo di pandemia Covid, ma la manifestazione si è svolta regolarmente e senza incidenti di sorta.
Quindi no, la cultura hippie non è morta. È solo diventata più riservata.
A contatto con la natura: la Comune di Valle della Luna
In Sardegna, accanto alle magnifiche spiagge spesso prese d’assalto dal turismo di massa, c’è un luogo isolato da rocce e cespugli.
Questa valle è nota ai più (siamo nella parte nordorientale, tra Capo Testa e Santa Teresa di Gallura) come ‘Cala Grande’. Gli abitanti del posto e gli hippie che la eleggono a temporanea dimora però la chiamano ‘la Valle della Luna’.
Già, perché in questo promontorio, oltre a macchia mediterranea e spiagge mozzafiato, svettano degli enormi massi levigati nel corso dei millenni dal vento. Restandoci vicino si ha l’impressione di non essere quasi più sulla terra: un vero e proprio paesaggio lunare.
Ed è proprio questo luogo fantastico, quasi onirico, che è stato scelto a partire dagli anni ‘60 da gruppi di hippie che vengono a trascorrervi la bella stagione, dormendo riparati sotto le volte naturali ricavate dai massi, o in rifugi di legno e paglia.
Lo stile di vita alla Valle della Luna è semplice e pacifico. Uniche regole sono il rispetto reciproco, la partecipazione e la condivisione. Poco spazio per globalizzazione e tecnologia, i ritmi sono scanditi dalla natura stessa.
Non mancano però le contraddizioni: c’è chi definisce gli hippie della Valle come schivi e solitari, chi addirittura li accusa di abuso edilizio perché coi loro rifugi impedirebbero la fruibilità della spiaggia, chi invece attribuisce al luogo una fama psichedelica.
Ma la realtà è che quella degli hippie della Valle della Luna non è una moda passeggera, bensì uno stile di vita che punta alla comunione con la loro amata terra.
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Gli hippie in Italia: in sintesi
In questo articolo abbiamo provato a fornire una panoramica degli eredi italiani del movimento hippie che si diffuse a macchia d’olio in tutto il mondo a partire dagli anni Sessanta.
Abbiamo presentato tre casi-tipo: quello degli Ecovillaggi, quello dei grandi raduni, quello delle comunità isolate.
Questo con l’intento di rendere meglio l’eterogeneità di questo microcosmo dalle mille sfaccettature.
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