Modificato il: 25/08/2023
Non ci sono prove che esista, ma alcune ricerche interessanti sono già cominciate
Esiste la cannabis OGM? La domanda può destare preoccupazione e di tanto in tanto genera qualche fake news che racconta di varietà con quantitativi enormi di THC, con tutto ciò che ne consegue a livello di opinione pubblica, specialmente dal momento che con l’avvento della canapa legale l’interesse degli italiani nei confronti di questa pianta cresce di anno in anno e le persone sono particolarmente reattive a simili notizie.
La realtà è un’altra: al momento non esiste cannabis legale geneticamente modificata in commercio. Ci sono però alcune ricerche in corso: la pianta, con tutte le sue potenziali applicazioni, potrebbe trarre beneficio dall’uso della scienza della genetica, con le accortezze del caso.
Che cosa si intende con OGM?
OGM è la sigla che identifica gli organismi geneticamente modificati: si tratta di organismi in cui viene modificato il patrimonio genetico per migliorarne le caratteristiche, aumentare la resistenza a malattie e parassiti e renderli più longevi.
La modifica del DNA avviene attraverso l’inserimento di geni, definiti geni “bersagli”, di una specie simile oppure di una specie completamente diverse. Il “trasferimento genetico” si può fare in diversi modi: attraverso i virus, usati come “veicoli”, con impulso elettrico (elettroporazione), tramite una pistola “genica, microiniezioni e altre metodologie.
Nell’Unione Europea, sono necessarie un’autorizzazione preventiva e una valutazione scientifica sui rischi per la coltivazione e la commercializzazione degli OGM. Sono procedure rigide e rigorose, che delimitano i confini della ricerca e dell’utilizzo degli organismi geneticamente modificati.
Vantaggi e svantaggi degli OGM nelle coltivazioni
L’uso di OGM nella coltivazione può avere diversi vantaggi e svantaggi: a seconda degli obiettivi e degli scopi, può essere utile utilizzare la tecnologia genetica oppure no.
Tra i vantaggi, troviamo la possibilità di creare colture resistenti alla siccità o all’azione di parassiti molto dannosi, con caratteristiche di maggiore resistenza o crescita, con minor bisogno di acqua o luce.
Gli svantaggi sembrano essere correlati soprattutto alla possibilità di contaminazione delle piante naturali, oltre a rischi che si vengano a creare monopoli industriali e si facciano controlli poco accurati. L’altro pericolo è legato alla possibilità che gli organismi OGM portino all’estinzione delle piante naturali, avendo caratteristiche più adatte a sopravvivere nelle condizioni più difficili.
C’è da dire che il settore della coltivazione professionale di cannabis non vede di buon occhio l’idea di produrre cannabis geneticamente modificata, anche se l’ibridazione “naturale”, di fatto, ha portato alla creazione di varietà resistenti al caldo oppure al freddo.
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Cannabis OGM: solo voci o realtà?
Come già detto, al momento non sono presenti semi e piante di cannabis OGM in circolazione. Alcune fake news, negli ultimi anni, hanno raccontato di cannabis e marijuana geneticamente modificata con possibili effetti devastanti sui consumatori, ma senza mai portare prove scientifiche.
Per esempio, nel 2012 la testata Huffington Post parlava del ritrovamento di cannabis OGM nei sequestri effettuati dalla polizia: in realtà nessuno degli oltre 30 campioni testati contenevano geni modificati geneticamente, tranne uno che probabilmente era stato usato come “raccolto di copertura”.
Qualche anno dopo, la bufala riguardava l’azienda Monsanto, rea secondo le false accuse di aver brevettato la prima pianta di cannabis OGM: non è mai successo e tutte le voci si sono rivelate bufale.
Spesso, infatti, quando si sente parlare di sequestri di cannabis modificata geneticamente in realtà si intendono ibridi con contenuti più elevati di THC e non veri “OGM”.
Il punto è che la coltivazione di cannabis OGM ha costi molto elevati e prevede progetti a lungo termine; a questo, si aggiunge la già citata resistenza del settore alla possibilità di coltivare semi geneticamente modificati.
Ciò nonostante, le ricerche esistono: qualche anno fa, l’Università della California ha condotto alcuni studi su lieviti in grado di creare THC, CBD e altri cannabinoidi, mentre un laboratorio di Los Alamos, nel New Mexico, ha progettato una pianta di cannabis capace di generare cannabinoidi idrosolubili grazie a un’enzima chiamato Glicosiltransferasi e il processo di glicosilazione.
Le aziende di biotecnologie agrarie arriveranno a creare cannabis OGM? Probabile: le modifiche potranno riguardare i terpeni, sia dal punto di vista della quantità che della qualità, i flavonoidi e i 113 cannabinoidi presenti nella pianta, alterando i quali si potranno avere qualità con caratteristiche più indicate per un uso piuttosto che per un altro.
Ibridazione selettiva: creare piante di cannabis con caratteristiche uniche
Discorso diverso va fatto per l’ibridazione selettiva, che consiste nell’incrociare differenti varietà di cannabis per creare piante più robuste e con aromi particolari: alcune varietà molto apprezzate, come la Kush, sono nate da ibridazioni “naturali”, fatte dall’uomo unendo due piante simili ma con caratteristiche particolari per avere piante più resistenti al freddo, con sapori e aromi più decisi o unici e con contenuti di THC o CBD più o meno elevati.
Da tempo i coltivatori professionisti di cannabis creano ibridi per avere raccolti più abbondanti o di qualità migliore: ma è ben altro discorso rispetto a una pianta modificata in laboratorio con geni di specie molto lontane dalla famiglia della cannabis.
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In conclusione
Le potenzialità della pianta della cannabis in tantissimi ambiti porterà probabilmente a creare ibridi OGM in laboratorio, con maggior contenuto di un cannabinoide piuttosto che di un altro, ma al momento.
Benché esistano diverse ricerche in corso, al momento non esistono (ancora) piante di cannabis OGM in circolazione. Gli ibridi “naturali”, selezionati unendo due varietà differenti, esistono da tempo; ma non si può certo parlare di modifiche genetiche in laboratorio.
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