5 miti da sfatare sulla marijuana

5 miti sulla marijuana | just bob

Pubblicato il: 02/07/2024

Scopriamo la verità nascosta dietro i falsi luoghi comuni e credenze del mondo della cannabis

Quante volte avete sentito che la marijuana porta ad assumere droghe pesanti o anche che la cannabis brucia il cervello o ancora di come renda più pigri? E che si possa morire di overdose da marijuana? Questi sono solo alcuni dei luoghi comuni che circolano intorno al mondo della cannabis e, nell’articolo di oggi, cerchiamo di sfatare alcuni di questi falsi miti!

Ciò che ci spinge ad approfondire è il desiderio di comprendere meglio questo universo, costantemente al centro del dibattito legislativo e della ricerca. Rimanere informati sulla realtà della cannabis è cruciale per selezionare prodotti sicuri dal punto di vista legislativo e della la salute, come ad esempio l’olio di CBD e altri derivati del cannabidiolo.

Approfondiamo l’argomento.

Fake news e marijuana

Le notizie false sulla marijuana, e in generale sull’universo della cannabis, sono una realtà di lunga data. Probabilmente hanno avuto origine quando il giornalismo ha cominciato a essere manipolato per fini sociali o politici anziché per riportare i fatti e la verità. È importante ricordare che nel corso del XX secolo si è verificata una vera e propria campagna contro questa pianta, culminata con il Marihuana Tax Act del 1937, grazie al quale Roosevelt rese illegale la cannabis, vietando qualsiasi tipo di coltivazione di canapa, anche per scopi terapeutici.

Oggi le cose sono cambiate e abbiamo la possibilità di confutare credenze sbagliate e smontare falsi miti. Fortunatamente, l’informazione è ora accessibile a tutti, e le nuove generazioni, dai millennials in poi, sono più informate sugli usi e sulle proprietà della cannabis. Tuttavia, sul web è necessario prestare attenzione perché ancora oggi circolano leggende e false informazioni riguardanti la cannabis, i suoi utilizzi e i suoi effetti.

Possiamo ragionevolmente pensare che in Italia non avremo una legge che legalizza l’erba nei prossimi anni, ma nel frattempo possiamo acquisire più informazioni per distinguere i miti dalle verità nel mondo della cannabis.

Fermiamoci dunque un attimo a esaminare quelli più diffusi e da sfatare sulla marijuana.

pianta di cannabis | just bob

Si può morire di overdose da marijuana

Iniziamo con questo primo mito.

La DEA (Drug Enforcement Administration), l’agenzia federale antidroga degli Stati Uniti, ha confermato che è tecnicamente impossibile morire di overdose di marijuana.

Nel 1988, dopo una ricerca approfondita seguita da un’analisi dettagliata dei dati, uno studio ha rivelato che un individuo dovrebbe consumare non meno di 680 kg di marijuana in appena 15 minuti per morire di overdose. È facile comprendere l’impossibilità di una tale situazione, vero?

Ogni anno, milioni di persone muoiono a causa dell’uso di diverse droghe, come cocaina, eroina e anche alcol, ma nessuno muore esclusivamente a causa dell’uso di cannabis. Perché? I cannabinoidi, cioè i cugini THC e CBD presenti nella pianta, non interagiscono con l’area del cervello coinvolta in una funzione vitale collegata alla respirazione, a differenza di quanto avviene con gli oppioidi.

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La marijuana non crea dipendenza

Eccoci al secondo falso mito, procediamo a esaminarlo.

Sì, è vero che ci sono molti consumatori abituali che utilizzano la cannabis senza sviluppare dipendenza, ma ciò non è sempre il caso. La scienza dimostra infatti che la marijuana, come molte altre sostanze, non è priva di rischi e può rivelarsi dannosa.

Sebbene la cannabis possa offrire benefici a diverse persone, è importante riconoscere che i disturbi derivanti dal suo consumo sono tangibili. Essa aumenta i livelli di dopamina e, nel lungo termine, può influenzare il sistema di ricompensa del cervello, creando un ciclo di vera e propria dipendenza.

A confermare ciò, vi è un recente studio condotto dal National Institute on Drug Abuse che afferma come circa il 30% delle persone che fa un uso costante ed eccessivo della marijuana possa sviluppare una dipendenza dalla cannabis.

Pertanto, considerando anche i limiti legali riguardanti l’uso di marijuana nel nostro paese, è sempre consigliabile preservare la propria salute optando per un utilizzo responsabile, specialmente in età adulta.

La marijuana brucia il cervello

Possiamo dire che questa è una tra le fake news che piace maggiormente ai proibizionisti, ma fino ad oggi, ricerche scientifiche, moderne e affidabili, confermano che non è mai stato documentato alcun danno fisico su individui adulti che consumano cannabis.

Studi recenti stanno indagando sull’imaging cerebrale degli adolescenti per comprendere come l’uso di marijuana possa influenzare l’attività cerebrale di un sistema nervoso ancora in fase di sviluppo. Tuttavia, al momento i dati raccolti non sono ancora sufficienti per fornire una risposta certa.

L’unico rischio vero che possiamo affrontare fumando in maniera prolungata la cannabis è una bronchite cronica. Questa si forma come conseguenza della combustione causata dall’erba con altre sostanze, in primis il tabacco. In verità fumare non è proprio l’ideale per i nostri polmoni. Si può ovviare a questa situazione con i vaporizzatori che rendono più “pulito” l’utilizzo: riscaldano l’erba senza bruciarla.

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Chi consuma la cannabis è pigro

Al di là degli stereotipi con cui vengono etichettati i consumatori di marijuana, chi fuma cannabis viene spesso considerato e percepito come una persona più pigra rispetto agli altri.

Certamente, l’uso della marijuana può talvolta portare una persona a preferire il relax sul divano piuttosto che un’attività fisica più energica. Riguardo a questa affermazione, è importante ricordare che esistono diverse varietà di cannabis, ma principalmente se ne distinguono due: Indica e Sativa.

La Sativa tende ad avere effetti più stimolanti, permettendo a molte persone di essere più attive e creative, ed è spesso usata durante il giorno. D’altra parte, la cannabis Indica è preferita per la sera, in quanto favorisce il riposo e il rilassamento, rendendola utile per promuovere il sonno.

Affermare che chi fuma cannabis è più pigro è vero solo in parte e non è opportuno generalizzare, facendo di tutta l’erba un fascio! Non è vero che rende più pigri, ma semplicemente ci sono alcune varietà che favoriscono più di altre il rilassamento muscolare.

Il tasso di criminalità cresce all’aumento del consumo di cannabis

La correlazione tra tasso di criminalità e consumo di cannabis è complessa e va analizzata considerando diversi fattori. Il proibizionismo, che rende illegale l’uso, la coltivazione o la vendita della marijuana, contribuisce a diffondere il mercato nero.

Questo mercato clandestino non si limita, a dirla tutta, alla vendita di cannabis, ma include anche sostanze più pesanti come cocaina ed eroina.

La legalizzazione della marijuana, al contrario, potrebbe aiutare a ridurre il mercato nero, poiché i venditori autorizzati e tassati dallo Stato potrebbero sottrarre agli spacciatori illegali i profitti derivanti dal commercio di cannabis. Ciò aiuterebbe ad indebolire il potere dei criminali che operano nel mercato illegale.

Tuttavia, va sottolineato che non esiste una prova definitiva che il consumo di cannabis aumenti la propensione alla commissione di reati. Sebbene una parte significativa dei criminali possa fare uso di cannabis e altre droghe, la correlazione non implica necessariamente una relazione di causalità.

È importante considerare anche altri fattori socio-economici e culturali che possono influenzare il tasso di criminalità, come povertà, disuguaglianza, accesso all’istruzione e al lavoro.

In generale, ritenere che il tasso di criminalità aumenti con l’uso di cannabis è un’affermazione troppo semplicistica, che non tiene conto di aspetti ben più complessi e lascia ampio spazio alla superficialità.

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Curiosità che non sapevi della cannabis

Per aggiungere un po’ di leggerezza a questo articolo e per bilanciare i falsi miti con informazioni più obiettive, ecco due curiosità sul mondo della cannabis che probabilmente non conoscevi.

Il primo libro stampato in Europa è stato la Bibbia di Gutenberg, intorno alla metà del 1400. È stato stampato su carta di canapa perché questa era resistente e facile da utilizzare.

Tutto ciò che attualmente viene realizzato con la plastica potrebbe essere (e lo era già) prodotto con la canapa. Un esempio sono le reti da pesca. Oggi sono fatte con il nylon derivato dal petrolio, il quale sappiamo contribuire all’inquinamento dei nostri mari e oceani. Tuttavia, fino alla fine del 1800, almeno le reti venivano fatte con la canapa e, una volta diventate inutilizzabili a causa dell’usura, venivano abbandonate sul fondo degli oceani.

Strano? Per niente, in breve tempo queste reti diventavano cibo vero e proprio per i pesci!

Conclusioni

In conclusione, esaminare i falsi miti e le credenze errate che circondano il mondo della cannabis è essenziale per una comprensione accurata e informata di questa pianta e dei suoi effetti sulla salute e sulla società. Mentre alcuni miti possono essere facilmente smontati dalla scienza e dalla ricerca, altri richiedono un approccio più riflessivo e complesso.

È chiaro che la cannabis non è priva di rischi, ma è importante valutare tali rischi in modo equilibrato, considerando anche i suoi potenziali benefici terapeutici. Inoltre, la legalizzazione e la regolamentazione della cannabis potrebbero contribuire a ridurre il mercato nero e a mitigare gli effetti negativi associati alla criminalizzazione dell’uso di questa sostanza, ma meritano approfondimenti e conoscenze sociali, economiche e politiche ben più complesse.

Infine, esplorare curiosità storiche e pratiche legate alla cannabis può arricchire la nostra comprensione di questa pianta e del suo impatto sulla società nel corso dei secoli. Mantenendo un approccio informato e aperto al dibattito, possiamo sperare di avanzare verso politiche più razionali e basate sulle evidenze riguardo alla cannabis.

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Takeaways

  • La ricerca ha dimostrato che è praticamente impossibile morire di overdose di marijuana. Anche consumando quantità estreme, non si raggiunge un livello letale di tossicità. La DEA conferma che non ci sono stati casi documentati di morte per overdose di sola cannabis.
  • Sebbene non sia vero che tutti i consumatori diventano dipendenti, è possibile sviluppare una dipendenza dalla cannabis, specialmente con un uso costante ed eccessivo. Circa il 30% dei consumatori abituali può sviluppare una dipendenza, secondo uno studio del National Institute on Drug Abuse.
  • Non ci sono prove scientifiche che dimostrino danni fisici diretti alla salute cerebrale degli adulti che consumano cannabis. Tuttavia, l’uso prolungato può portare a problemi respiratori come la bronchite cronica, soprattutto quando fumata con tabacco.
  • Esistono varietà di cannabis che hanno effetti stimolanti, incoraggiando l’attività e la creatività. Il tipo di cannabis consumato può influenzare il livello di energia e il comportamento dell’individuo.
  • Non esiste una prova definitiva che il consumo di cannabis porti ad un aumento della criminalità. La legalizzazione e la regolamentazione della cannabis potrebbero, al contrario, ridurre il mercato nero e i profitti dei criminali, senza necessariamente aumentare l’attività criminale.

Domande e Risposte


Si può morire di overdose da marijuana?

No, è praticamente impossibile morire di overdose di marijuana. Studi confermano che sarebbe necessario consumare quantità estreme in un breve lasso di tempo per raggiungere un livello letale di tossicità.

La marijuana crea dipendenza?

Sì, la marijuana può creare dipendenza. Anche se molti consumatori non sviluppano dipendenza, circa il 30% delle persone che fa un uso costante ed eccessivo può svilupparne una, secondo uno studio del National Institute on Drug Abuse.

La marijuana brucia il cervello?

Non esistono prove scientifiche che dimostrino danni fisici diretti alla salute cerebrale degli adulti che consumano cannabis. Tuttavia, l’uso prolungato può portare a problemi respiratori come la bronchite cronica, soprattutto quando fumata con tabacco.