Pubblicato il: 07/03/2024
Cause, effetti e rischi nella contaminazione della marijuana
Innanzitutto una precisazione. Quando parliamo di cannabis facciamo riferimento in particolare a quella light, nota per il basso contenuto di THC tetraidrocannabinolo responsabile degli effetti psicotropi.
Nella cannabis light, caratterizzata dalla presenza di alti livelli di CBD, la sua percentuale è irrisoria: oscilla infatti dallo 0.3% fino a un massimo dello 0.6%. Questa bassissima concentrazione di THC la distingue dalle varietà illegali proprio perché gli effetti psicotropi in quelle percentuali sono nulli.
Naturalmente le contaminazioni possono interessare anche la cannabis propriamente detta, quella con effetti psicoattivi. A tal proposito, però, va sempre tenuto a mente che quest’ultima costituisce una sostanza illecita che, pertanto, non può essere consumata nel nostro Paese.
Tuttavia, riteniamo sia utile parlare anche delle contaminazioni di quest’ultima per due motivi:
- è noto quanto il suo consumo sia diffuso, nonostante la legge non lo permetta. Per questo motivo, i rischi legati alla sua assunzione sono un tema di interesse anche in Italia;
- le normative nazionali sulla cannabis non sono identiche in ogni Paese. Un numero crescente di nazioni sta legalizzando il suo consumo è, dato il carattere internazionale del nostro sito Justbob, riteniamo utile trattare l’argomento anche per i lettori che ci seguono dall’estero.
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Quali sono le cause della contaminazione della cannabis legale?
Nel mercato ogni settore commerciale è in costante ricerca di soluzioni che permettano la massimizzazione dei profitti riducendo al minimo i costi, ma non sempre queste pratiche sono eticamente o moralmente accettabili. In un settore come quello della cannabis legale, poi, costantemente oggetto di osservazione da parte delle autorità, è un tasto particolarmente sensibile.
Malgrado questo, può capitare che alcuni rivenditori spruzzino degli additivi sulle cime dell’erba legale con l’intento di renderle esteticamente accattivanti e aumentarne la brillantezza; altri ancora la contaminano per cercare di potenziarne gli effetti, per quanto in realtà si tratti di una pratica off limits in quanto il consumo della cannabis legale è vietato in Italia.
Queste pratiche sono assai diffuse e contribuiscono ad aumentare il rischio che, chi acquista il prodotto da fonti poco affidabili, si ritrovi tra le mani un prodotto di scarsa qualità.
In aggiunta, la contaminazione della cannabis può avere cause non legate alla volontà dei produttori di rendere più accattivanti i loro prodotti.
Ad esempio, nelle cime di marijuana possono essere presenti pesticidi o funghi, ma anche sporcizia e polvere. Questi ultimi, solo apparentemente, innocui, rappresentano un potenziale rischio per tutti quei soggetti che, avendo la possibilità di acquistare e consumare cannabis in modo legale in base alla normativa vigente, soffrono di asma o allergie.
La contaminazione nella cannabis psicoattiva: il taglio della marijuana
Per cannabis tagliata intendiamo quella mescolata con altre sostanze psicoattive.
La cannabis, quando viene “tagliata” o miscelata con altre sostanze, può presentare rischi significativi per la salute e la sicurezza dei suoi utilizzatori.
Questa pratica, spesso intrapresa per aumentare il volume o gli effetti psicoattivi della sostanza originale, può introdurre nel prodotto agenti chimici nocivi o sostanze illegali di dubbia provenienza. Gli additivi possono variare da sostanze relativamente innocue come erbe o tabacco, a quelle estremamente pericolose come pesticidi, metalli pesanti, o altre droghe illecite. Queste adulterazioni possono non solo alterare gli effetti desiderati della cannabis, ma possono anche causare reazioni avverse, tossicità o dipendenza.
È importante sottolineare che l’uso di qualsiasi sostanza, inclusa la cannabis, anche laddove consentito dalla legge, dovrebbe essere sempre effettuato con consapevolezza dei possibili rischi e sotto la guida di professionisti sanitari.
Come riconoscere la cannabis contaminata?
Riconoscere se la cannabis è stata contaminata, volontariamente o meno, può essere complicato ed è impossibile averne la certezza assoluta a meno di non avere un laboratorio in casa
La prima cosa da fare, in ambito di marijuana legale, è prestare particolare attenzione nella scelta del rivenditore. Le recensioni e le opinioni degli altri consumatori sono una potente voce di conoscenza e informazione.
Esistono alcuni indizi che, pur non essendo prove schiaccianti, possono essere utili segnali della presenza di sostanze estranee, soprattutto quando la cannabis presenta un aspetto ordinario e inodore.
Abbiamo già spiegato che la percentuale di THC nella cannabis light è tale da non generare degli effetti psicotropi se non in misura bassissima. Teniamo a mente questo assunto di base.
Pertanto, in presenza di una normativa che ne permetta il consumo, se chi la assume sperimenta effetti psicoattivi o, comunque, insoliti, è probabile che il prodotto sia stato alterato.
In particolare, i sintomi ai quali fare attenzione sono::
- un battito cardiaco alterato (rallentato o accelerato);
- effetti troppo intensi e anomali che scompaiono in poco tempo;
- pensieri sconnessi e ansia.
Altri segnali di contaminazione sono:
- percezione di un sapore acre e artificiale;
- odore o aspetto anomalo;
- cime particolarmente rigide e lucide.
È difficile a priori poter capire se ci si trova davanti a della cannabis contaminata senza passare dal consumo: spesso solo questo ci rivela la verità.
La causa della cannabis contaminata non è sempre ‘umana’: ecco perché
Abbiamo visto come coltivatori e rivenditori usino delle pratiche commerciali poco etiche e morali per aumentare i loro profitti e di come mettano a rischio la salute per ottenere un maggior profitto.
I maggiori ricavi non sono lo scopo di madre natura, ma è opportuno sottolineare che anche lei può essere la responsabile della contaminazione.
In particolare, la composizione della cannabis può essere alterata dalla presenza di:
- fughi;
- infezioni batteriche;
- metalli pesanti.
Contaminazione da funghi
Le infezioni da funghi sono una tra le più diffuse contaminazioni delle cime di cannabis, sia durante la crescita della pianta, sia successivamente nell’essiccazione e durante la concia.
Generalmente, se la diffusione del fungo è tale da essere palese e visibile, la cima viene tagliata e scartata dal coltivatore. Tuttavia è possibile che una piccola parte dei funghi sopravviva in modo impercettibile all’occhio nudo.
Il consumatore finale potrebbe quindi fumare della cannabis contaminata per colpa di cime infette da spore fungine in presenza delle quali, anche con basse concentrazioni può essere pericolosa per la salute.
Contaminazione da infezioni batteriche
Oltre ai funghi un altro agente contaminante naturale sono i batteri.
I più comuni nei casi di contaminazione della cannabis sono:
- la salmonella che può colonizzare le cime della pianta e generare se inalata con il fumo gli stessi identici effetti di un’intossicazione alimentare se dovesse entrare in contatto con bocca o cibo;
- l’enterobacter è un altro responsabile di vere e proprie infezioni respiratorie che possono essere pericolosissime;
- lo streptococco è un altro batterio che può contaminare le cime di rapa e una volta fumato essere causa di infezioni che richiedono il supporto antibiotico a seconda della gravità riscontrata;
- la klebsiella: attacca invece intestino e polmoni ed è la principale responsabile di almeno un decimo di casi di polmoniti ospedaliere;
Contaminazioni da metalli pesanti
Un’altra causa di contaminazione della cannabis sono i metalli pesanti presenti in natura, innocui a basse concentrazioni, ma letali in alte percentuali.
I metalli pesanti si trovano in alcuni fertilizzanti usati nella coltivazione della pianta, dalla nascita alla crescita fino al taglio, e per questo possono raggiungere significative concentrazioni.
I più diffusi sono il cadmio (sostanza cancerogena che può causare indebolimento osseo), l’arsenico (causa vomito, diarrea con sangue e forti dolori addominali) e il piombo (responsabile di stitichezza, mal di testa, infertilità e causa di ritardi mentali irreversibili).
Occorre tenere a mente l’utilizzo in agricoltura e anche nella coltivazione della cannabis dei pesticidi. Questi si depositano sulle cime e in questo modo vengono assunti dai consumatori, provocando danni rilevanti alla salute.
Che aspetto ha la cannabis contaminata: è possibile riconoscerla?
Abbiamo già parlato della difficoltà nel riconoscere la contaminazione nella cannabis, ma osservando e annusando il prodotto si aprono delle ulteriori possibilità di identificazione.
Per esempio potrebbero essere visibili degli escrementi di insetti che indicano un inquinamento che può essere facilmente rimosso pulendo con attenzione. Ancora è possibile osservare sporcizia o polvere.
Qualora la cima presentasse un colore grigio, nero o marrone e al tatto risultasse umida, quasi bagnata, è necessario stare attenti perché potrebbe essere l’indizio della presenza di batteri.
In presenza di un odore che ricorda gli ambienti umidi e malsani, c’è la possibilità che la cima sia contaminata da funghi. Se, invece, l’odore del prodotto ha un sentore chimico, allora è probabile vi sia la presenza di pesticidi.
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In conclusione
La questione della cannabis contaminata, sia nella sua versione light sia in quella psicoattiva, rappresenta una tematica complessa che merita attenzione e consapevolezza sia da parte dei consumatori sia da parte dei produttori. È essenziale che chi decide di utilizzare la cannabis, naturalmente entro i termini consentiti dalla legge, lo faccia in modo informato e responsabile, tenendo sempre in considerazione i potenziali rischi per la salute.
La qualità della cannabis e la trasparenza delle sue fonti di approvvigionamento sono fondamentali per garantire un prodotto sicuro. Allo stesso tempo, il ruolo delle autorità e delle organizzazioni sanitarie è cruciale nel fornire informazioni affidabili e nel regolamentare efficacemente il mercato, al fine di proteggere i consumatori.
Mentre il dibattito sull’uso della marijuana continua a evolversi a livello globale, con una crescente accettazione e legalizzazione in molti Paesi, è imprescindibile rimanere informati e cauti. È importante essere consapevoli delle pratiche di contaminazione e delle loro potenziali conseguenze sulla salute e ricordare che il consumo di cannabis, in qualunque forma, dovrebbe avvenire sempre con una completa comprensione dei rischi coinvolti e, dove possibile, sotto la supervisione di professionisti della salute qualificati.
Takeaways
- La cannabis contaminata è un problema sia nella versione light (basso contenuto di THC, 0.2% – 0.6%) sia nella versione con effetti psicoattivi. La contaminazione si verifica non solo a causa di pratiche commerciali eticamente discutibili, ma anche per cause naturali come funghi, batteri e metalli pesanti.
- Alcuni rivenditori possono contaminare intenzionalmente la cannabis legale con additivi per migliorarne l’aspetto o potenziarne gli effetti, nonostante queste pratiche siano vietate. Anche nella cannabis psicoattiva si può trovare un “taglio”, ovvero la miscelazione con altre sostanze che possono variare da erbe innocue a sostanze estremamente pericolose.
- La contaminazione può causare gravi problemi di salute, variando da reazioni allergiche a intossicazioni e effetti psicotropi inaspettati. Identificare la cannabis contaminata può essere difficile; segnali includono aspetto e odore insoliti, sapore acre, e effetti anomali durante il consumo.
- Oltre alle pratiche commerciali, esistono cause naturali di contaminazione come funghi, infezioni batteriche e metalli pesanti. Questi possono infettare le piante durante la coltivazione o dopo la raccolta e rappresentare rischi per la salute.
- Consumatori e produttori dovrebbero essere consapevoli dei rischi legati alla cannabis contaminata. È fondamentale scegliere fonti affidabili, essere informati sui potenziali pericoli e, dove possibile, consultare professionisti della salute. Le autorità sanitarie hanno un ruolo chiave nella regolamentazione e nella protezione dei consumatori.
Domande & Risposte
Quali sono le cause di contaminazione della cannabis?
Le cause di contaminazione della cannabis possono includere l’aggiunta di additivi da parte di rivenditori, l’uso di pesticidi durante la coltivazione, e la presenza di funghi o batteri.
Quali sono i rischi legati alla contaminazione della cannabis?
I rischi legati alla contaminazione della cannabis includono l’assunzione di sostanze nocive come additivi chimici, pesticidi, o batteri, che possono causare danni alla salute o effetti avversi.
Come riconoscere la cannabis contaminata?
Riconoscere la cannabis contaminata può essere difficile, ma alcuni segnali possono includere un sapore o un odore anomalo, sintomi psicoattivi insoliti, cime particolarmente rigide e lucide, oppure la presenza di escrementi di insetti o sporcizia visibile.