Modificato il: 05/02/2024
SCOPRIAMO QUALI PROPRIETÀ TERAPEUTICHE POSSIEDE LA CANNABIS, E PER QUALI SCOPI PUÒ ESSERE UTILIZZATA ALLO STATO ATTUALE
Quello dell’uso terapeutico della marijuana è un argomento sempre attuale.
Non è un mistero infatti che si stiano raggiungendo obbiettivi importanti riguardo al riconoscimento della cannabis terapeutica (da non confondere con la cannabis light) come sostanza utile alla causa scientifica, ultimo e recente l’eliminazione da parte delle Nazioni Unite della canapa dalla tabella delle sostanze dannose e dagli effetti terapeutici nulli o bassi.
Nonostante questi piccoli ma significativi progressi la strada che porta all’obiettivo ultimo degli amanti di questa pianta, ovvero rendere la cannabis legale, è ancora molto lunga.
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Tuttavia almeno in campo medico, avvenimenti come questo potrebbero permettere un graduale snellimento degli iter burocratici relativi alla ricerca sulle caratteristiche e i benefici del cannabidiolo (CBD) e del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), i due principi attivi più noti della cannabis.
Cos’è la cannabis e quali sono le sue proprietà?
La cannabis è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, nota per le sue proprietà terapeutiche e il suo utilizzo in diverse aree della medicina. Il suo impiego risale a tempi antichi, ma solo di recente si è manifestato un crescente intere1sse per le sue potenzialità mediche.
La cannabis terapeutica è stata impiegata in diverse patologie, tra cui la sclerosi multipla, la sindrome di Gilles de la Tourette, il dolore cronico, e molte altre. Il principio attivo chiave della cannabis è il THC (tetraidrocannabinolo), che agisce sul sistema nervoso centrale attraverso i recettori endocannabinoidi presenti nel nostro organismo.
L’uso medico della cannabis ha ottenuto riconoscimento in molte parti del mondo, compresa l’Italia, dove è stata autorizzata per specifiche condizioni mediche. Il Ministero della Salute ha regolamentato la produzione, l’uso terapeutico della cannabis, stabilendo normative precise per garantire la sua somministrazione controllata e sicura.
Le preparazioni a base di cannabis possono assumere diverse forme, tra cui infiorescenze, decotti, o estratti come l’olio di CBD (cannabidiolo), un altro importante cannabinoide con proprietà terapeutiche. L’uso di cannabis a fini terapeutici è stato particolarmente efficace nella terapia del dolore, contribuendo a migliorare la qualità della vita di pazienti affetti da patologie croniche.
La regolazione dell’uso della cannabis a fini terapeutici è affidata all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che collabora strettamente con il Ministero della Difesa per garantire la produzione e la distribuzione controllata della sostanza. Medici e farmacisti, in particolare, giocano un ruolo cruciale nella prescrizione e somministrazione della cannabis, assicurandosi che gli effetti benefici superino le possibili controindicazioni.
È importante sottolineare che, sebbene la cannabis abbia dimostrato effetti positivi in molte patologie, il suo consumo non è privo di rischi e deve avvenire sotto la supervisione di professionisti sanitari. Alcuni pazienti hanno trovato sollievo da sintomi come movimenti involontari del corpo, cachessia, anoressia, e perdita dell’appetito attraverso trattamenti specifici a base di cannabis.
La cannabis terapeutica rappresenta una risorsa importante nella terapia di varie malattie, offrendo agli individui affetti da patologie croniche una forma di trattamento alternativa. La regolamentazione accurata, la collaborazione tra istituzioni e l’attenzione da parte di medici e farmacisti sono fondamentali per garantire un uso sicuro e benefico della cannabis a fini medici.
Leggi anche: Cime, gambi, foglie? Ecco cosa si fuma della marijuana.
Cannabis terapeutica: il ruolo cruciale dello stabilimento chimico farmaceutico militare nella produzione e controllo di qualità
In Italia, l’utilizzo terapeutico della cannabis è strettamente monitorato, coinvolgendo diverse istituzioni, tra cui l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in alcune circostanze, lo stabilimento chimico farmaceutico militare.
Lo stabilimento chimico svolge un ruolo cruciale nel produrre specifiche formulazioni di cannabis per uso terapeutico, garantendo la conformità alle normative vigenti. La cannabis FM, ovvero quella destinata all’uso medico, è soggetta a particolari procedure di controllo, affinché possa essere impiegata in modo sicuro ed efficace nella terapia di diverse patologie.
La normativa riguardante l’uso terapeutico della cannabis stabilisce chiaramente i criteri di autorizzazione e le situazioni in cui la prescrizione di marijuana per fini medicinali è consentita. La terapia, basata sull’effetto dei cannabinoidi presenti nella pianta, è particolarmente considerata in contesti clinici come ad esempio nel trattamento del dolore cronico, delle malattie del midollo spinale e di altre condizioni mediche specifiche.
L’agenzia italiana del farmaco svolge un ruolo di supervisione nella regolamentazione dell’uso medico della marijuana, assicurando che tutte le procedure rispettino gli standard di sicurezza, qualità. L’assunzione della marijuana a scopo terapeutico può avvenire attraverso diverse modalità, tra cui l’utilizzo di decotti o la somministrazione di farmaci contenenti cannabinoidi, come il CBD.
La richiesta di autorizzazione, il ricorso a trattamenti a base di marijuana per uso terapeutico sono soggetti a valutazioni mediche approfondite, garantendo che l’approccio sia appropriato per il paziente, che si considerino tutte le alternative terapeutiche disponibili. In questo contesto, lo stabilimento chimico farmaceutico militare svolge un ruolo essenziale nell’assicurare la fornitura di marijuana terapeutica conforme agli standard di qualità richiesti.
Cannabis terapeutica: le malattie trattabili
Le situazioni più comuni in cui gli effetti terapeutici del THC possono essere sfruttati sono:
- Asma.
Secondo uno studio pubblicato in una nota rivista scientifica, gli effetti del tetraidrocannabinolo sui pazienti affetti da questa patologia sarebbero simili a quelli dei farmaci broncodilatatori più comunemente utilizzati, come l’isoprenalina, il salbutamolo.
Se ne consiglia l’assunzione per via orale, non per inalazione, per via del potenziale effetto irritante sulle mucose delle vie respiratorie.
- Vomito e nausea.
Queste due situazioni comuni di malessere possono verificarsi sia a causa di una malattia, sia come conseguenza di alcune terapie volte alla sua cura, e dal momento che lungo tutto il tratto gastrointestinale sono presenti parecchi recettori di cannabinoidi, la marijuana agisce attivamente nel controllo di tali situazioni e nel trattamento di svariate patologie dell’apparato digerente.
- Dolore.
Un altro ramo della medicina in cui il THC viene utilizzato è quello della terapia del dolore, necessaria in varie casistiche che vanno dai pazienti oncologici a quelli in cura per sclerosi, AIDS o affetti da dolore cronico.
La sua somministrazione per gli effetti analgesici può essere introdotta sia in sostituzione di altre terapie (come quelle a base di oppiacei) sia in maniera complementare ad esse.
Nel trattamento di questa terribile malattia, l’utilizzo della marijuana sta prendendo piede tra gli oncologi in misura sempre più imponente.
Oltre ad alleviare i più comuni effetti della chemioterapia come dolore, poco appetito e debolezza, alcuni studi sugli animali stanno fornendo risultati circa le potenzialità del THC e di altri cannabinoidi nella cura stessa dei tumori, in quanto possono neutralizzare alcuni tipi di cellule tumorali, come quelle dei polmoni ad esempio.
A tal riguardo la ricerca è costantemente all’opera.
- Sclerosi.
Anche per il trattamento di questa patologia e per la spasticità muscolare ad essa dovuta l’utilizzo della cannabis ha riscontrato buoni risultati, tanto che molti Paesi, Italia inclusa, hanno approvato da qualche anno un farmaco orale a base di erba.
Uno studio ha inoltre definito come alcuni tipi di erba agiscano con effetti soddisfacenti anche su un altro sintomo della sclerosi, l’incontinenza.
- Alzheimer.
Nel trattamento del morbo di Alzheimer il THC non solo sta dando buoni risultati per quanto concerne la riduzione dei markers e dell’infiammazione, ma anche per l’attenuazione di altri sintomi della malattia, come i disturbi del sonno.
Inoltre secondo alcuni studi la marijuana legale allevierebbe i sintomi della demenza e agirebbe da neuro-protettore contro l’insorgere della malattia di Alzheimer.
Leggi anche: Dove è legale la marijuana in Europa?
Principi attivi ed effetti collaterali della Cannabis terapeutica
La cannabis terapeutica è oggetto di crescente interesse e studio in ambito medico, grazie ai suoi principi attivi e ai potenziali effetti benefici in diverse patologie. L’uso dell’erba a fini terapeutici ha aperto nuove prospettive nel trattamento di condizioni mediche complesse, come la sclerosi multipla, il dolore cronico, la sindrome di Gilles de la Tourette.
I cannabinoidi, i principi attivi chiave presenti nell’erba, agiscono sul sistema nervoso centrale, interagendo con i recettori endocannabinoidi del nostro corpo. Questa interazione è alla base degli effetti terapeutici della cannabis, con particolare attenzione all’uso nella terapia del dolore e in situazioni di cachessia, anoressia, perdita dell’appetito.
La cannabis per uso terapeutico è disciplinata da normative specifiche, con regolamentazioni emanate dal Ministero della Salute, monitorate anche dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Queste regolamentazioni definiscono le modalità di prescrizione, preparazione e distribuzione delle diverse preparazioni a base di erba, inclusi estratti, infiorescenze o oli.
Nel panorama italiano, il cannabis FM (Farmaceutica Militare) è coinvolto nella gestione controllata di cannabis terapeutica. L’autorizzazione per l’uso medico di cannabis è soggetta a specifiche condizioni, con particolare attenzione alle caratteristiche del paziente, alle patologie trattate e alle terapie già sperimentate.
Gli effetti della cannabis terapeutica possono variare da paziente a paziente. Molti individui riportano una significativa riduzione del dolore, una maggiore qualità del sonno e un miglioramento generale del benessere. Tuttavia, è fondamentale considerare anche gli effetti collaterali associati all’uso della cannabis, come possibili alterazioni cognitive, secchezza delle fauci e, in alcuni casi, dipendenza.
Le preparazioni di erba possono assumere forme diverse, tra cui infiorescenze, oli, o decotti. La scelta del tipo di preparazione dipende spesso dalle esigenze del paziente , dalla patologia trattata. Ad esempio, l’olio di CBD (cannabidiolo), un altro importante componente della cannabis, è apprezzato per i suoi benefici antinfiammatori o ansiolitici.
Il coinvolgimento del medico, del farmacista è cruciale in questo contesto. La prescrizione della cannabis terapeutica avviene su base individuale, valutando attentamente le condizioni del paziente, considerando le alternative farmacologiche disponibili. È essenziale educare i pazienti sull’assunzione responsabile della cannabis terapeutica al fine di monitorare attentamente la loro risposta.
In conclusione, la cannabis terapeutica rappresenta un’opzione valida in diverse terapie mediche, tuttavia, è fondamentale affrontare la questione con un approccio attento, valutando sia gli effetti positivi che gli eventuali rischi associati al suo uso. La continua ricerca e regolamentazione contribuiranno a definire sempre più chiaramente il ruolo dell’erba terapeutica nel contesto medico.
Chi può prescrivere la cannabis per uso terapeutico in Italia?
La canapa per uso terapeutico in Italia può essere prescritta da medici autorizzati, secondo la normativa vigente. L’autorizzazione rientra nell’ambito della terapia del dolore e di alcune malattie specifiche. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) gioca un ruolo fondamentale nel regolare l’uso medico della cannabis.
Dal punto di vista medico, la cannabis è considerata un medicinale che contiene cannabinoidi, sostanze che possono avere conseguenze benefiche nella gestione del dolore, soprattutto in situazioni di malattie come la cachessia, l’anoressia e la perdita dell’appetito. In alcuni casi, la canapa può essere prescritta per ridurre i movimenti involontari del corpo, ad esempio nei pazienti affetti da patologie del midollo spinale.
L’autorizzazione all’uso terapeutico della cannabis è concessa in casi specifici, e la prescrizione avviene sotto stretto controllo medico. L’assunzione può avvenire attraverso diverse forme, tra cui l’uso di decotti o la somministrazione di farmaci a base di cannabinoidi, come il CBD (cannabidiolo).
La prescrizione e l’acquisto della canapa per uso terapeutico avvengono in farmacia, seguendo una procedura regolamentata. È importante sottolineare che il ricorso a questo tipo di trattamenti è riservato a casi particolari e viene valutato attentamente dal punto di vista medico, considerando il tipo di malattia e la risposta del paziente agli altri trattamenti convenzionali disponibili.
In conclusione
Allo stato attuale in Italia l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico è rigorosamente regolamentato dalla legge, che ne consente un uso solo per brevi periodi sotto prescrizione medica e qualora altre terapie convenzionali si dimostrassero inefficaci.
Tuttavia dal momento che tra i medici sta aumentando la propensione al suo uso, è plausibile aspettarsi una considerazione sempre maggiore di questa magnifica risorsa.
Ricorda invece che l’utilizzo dell’erba light a scopo ricreativo è vietata dalla legge nella maggior parte dei Paesi, tra cui l’ Italia.
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