La scoperta della marijuana: la pianta “straordinaria” con oltre 10.000 anni di storia
La marijuana legale è un gran lusso dei nostri giorni: stiamo parlando della cannabis light, ovvero una pianta di canapa depotenziata a basso contenuto di THC.
Le infiorescenze di questa pianta presentano un elevato contenuto di CBD ma non causano effetti psicotropi, consentendo di godere degli aromi distintivi della marijuana senza rischi di effetti collaterali negativi.
Certamente, queste caratteristiche sono il risultato di studi approfonditi sugli incroci genetici condotti nella modernità, un processo che probabilmente non avveniva nell’antichità.
Ti sei mai chiesto chi ha scoperto la marijuana e da quanto tempo l’uomo conosca la cannabis e i suoi numerosi possibili utilizzi? La risposta a questa domanda è nei prossimi paragrafi.
Le origini della cannabis: Asia Centrale
Le radici, in senso lato ma anche letterale, di questa famigerata pianta, la canapa, vanno ricercate nel continente asiatico, dove si ritiene sia nata già nel Neolitico.
Le testimonianze più antiche dell’uso umano della cannabis risalgono al 3000 a.C., con reperti di semi bruciati scoperti in Asia centrale, nell’attuale Siberia, e in alcune grotte della Romania.
Le montagne, in particolare, hanno servito come luogo di origine per la coltivazione dell’erba di canapa in molte antiche civilizzazioni.
Numerose prove del suo utilizzo sono disseminate nella storia di molti popoli dell’antichità, tra cui gli Assiri, i Cinesi, gli Ariani e i Greci, quest’ultimi più coinvolti nel commercio che nell’uso diretto.
Erodoto, già prima dell’anno zero, descrisse come gli Sciti coltivassero e utilizzassero la pianta di cannabis, mentre alcune popolazioni mediterranee si dilettavano nell’inalare i suoi profumi bruciandola nel fuoco per un effetto inebriante.
È altamente probabile che la prima proprietà della cannabis scoperta dall’uomo sia stata quella tessile: infatti, da migliaia di anni, le sue fibre vengono intrecciate per la produzione di tessuti.
Le vele delle antiche navi fenicie, per esempio, erano fatte di fibre tessili di canapa sativa.
In Asia e nel Medio Oriente, la canapa veniva coltivata già da millenni prima di Cristo, mentre il suo arrivo in Europa, tramite commercio, avvenne solo alcuni secoli prima dell’anno zero.
Il reperto europeo più antico è un’urna contenente semi e foglie, ritrovata a Berlino, che risale a circa il 500 a.C. Da quel periodo, la coltivazione della canapa si diffuse sempre più nel vecchio continente.
In America, sembra che la coltivazione della canapa sia stata introdotta dalle colonizzazioni post-Colombo (1492 d.C.); tuttavia, persistono dubbi in merito, considerando i ritrovamenti in alcune tombe peruviane risalenti al 1500 a.C.
Nel paragrafo precedente abbiamo esplorato le prime comparse della cannabis nella storia umana, focalizzandoci sulle sue proprietà tessili e mediche, le quali trovano riscontro in antichi testi cinesi.
Potrebbe suscitare la tua curiosità anche un altro aspetto della questione, ovvero chi ha scoperto gli effetti psicotropi della cannabis, causati dal THC, presente solo in piccola percentuale nella marijuana legale, generalmente inferiore allo 0,2%.
Robert Spengler, ricercatore presso il Max Planck Institute in collaborazione con l’Accademia delle Scienze Cinese, ha condotto studi sui bruciatori di incenso risalenti al 500 a.C. rinvenuti nel cimitero di Jirzankal in Cina.
Attraverso l’impiego del metodo della spettrografia di massa, sono stati analizzati i componenti chimici rinvenuti all’interno dei bruciatori di incenso, rivelando la presenza di tracce di cannabis con un alto contenuto di THC.
I ricercatori ritengono che le popolazioni di questa zona montuosa utilizzassero la canapa a fini religiosi, presumibilmente per facilitare la comunicazione con i defunti.
Questo può far comprendere che già 2500 anni fa circa, esisteva una consapevolezza sugli effetti psicoattivi della cannabis, come dimostrato dalle prime testimonianze rinvenute.
Non è chiaro se i residui trovati nei bruciatori provenissero da piante selvatiche di canapa, le quali di solito non presentano un alto contenuto di THC, o da piante coltivate appositamente.
In ogni caso, ad alte altitudini, le piante possono sviluppare maggiori percentuali di cannabinoidi (come THC e CBD) grazie all’esposizione aumentata ai raggi ultravioletti, quindi è possibile che si tratti anche di cannabis selvatica.
La diffusione della cannabis sativa in Europa
La storia della pianta di cannabis è antica, risalente a circa 12.000 anni fa, come dimostrato dai reperti scientifici ritrovati dall’uomo, soprattutto in varie zone del continente asiatico.
È probabile che la conoscenza della canapa si sia diffusa in Europa grazie al traffico commerciale lungo la Via della Seta, con mercanti europei che si avventuravano oltre i propri confini per importarla.
In Italia, ad esempio, le prime importazioni avvennero attraverso le Repubbliche Marinare, grazie agli intensi scambi commerciali di cui queste città erano protagoniste.
In Europa, la coltivazione della canapa conobbe un grande successo, poiché molte aree, comprese quelle italiane, offrivano un clima e un tipo di terreno adatti alla sua crescita.
L’utilizzo principale della canapa era principalmente tessile, per la produzione di corde e tessuti, ma trovava impiego anche nella produzione di carta, olio di semi, mangimi per animali e in molte altre applicazioni.
La famosa Bibbia di Gutenberg, il primo libro in Europa ad essere stato stampato con caratteri mobili nel 1453, fu effettivamente realizzata su carta di canapa.
Nel corso del XX secolo, l’utilizzo della canapa era ancora diffuso, soprattutto durante le grandi guerre, in cui veniva impiegata insieme ad altre piante per la produzione di ordigni esplosivi a base di nitrocellulosa.
Scopi più nobili furono perseguiti da Henry Ford, che negli anni ’30 presentò il prototipo della Hemp Body Car, un’automobile costruita parzialmente in fibra di canapa e che utilizzava etanolo di canapa come carburante.
Il proibizionismo della marijuana
La storia ci insegna che gli interessi economici possono rivoluzionare uno Stato o l’intero mondo in un istante, e così è accaduto alla cannabis e alla sua reputazione eco-sostenibile.
La cannabis è stata gradualmente discriminata, in gran parte a causa dell’influenza esercitata dalla catena americana Hearst, leader nella produzione di carta ottenuta dal legno.
L’obiettivo era screditare la pianta per i suoi effetti psicoattivi, allo scopo di favorire l’adozione della nuova carta prodotta dal legno.
Durante questo periodo, nacque il termine “marijuana”, un nome deliberatamente messicano, che fu utilizzato come pretesto e motivo per alcuni delitti spietati dell’epoca.
Ovviamente, si trattò di un giornalismo strumentalizzato, finalizzato a dipingere il Messico (allora rivale degli Stati Uniti in una guerra di confine conclusasi pochi anni prima) e quindi la marijuana, in una luce negativa.
Nel 1937 venne introdotta la prima legge contro la coltivazione e l’uso della canapa, dopo che si diffuse l’informazione pubblica che il farmaco rilassante chiamato “Cannabis” conteneva marijuana.
Da quel momento in poi, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, la canapa iniziò ad essere demonizzata.
Come hai potuto leggere nelle righe precedenti, la storia della cannabis ha un lungo e complesso percorso alle spalle, caratterizzato da una crociata strumentalizzata per motivi economici.
Nell’ambito di un recente studio sulla sostanza erba di canna, sono emerse interessanti prospettive sull’impiego terapeutico della cannabis, offrendo nuovi spunti per la ricerca e lo sviluppo di trattamenti alternativi.
Per nostra fortuna, l’opinione pubblica sta gradualmente cambiando e molti paesi stanno aprendo le porte alla canapa, riconoscendo le sue caratteristiche versatili e il suo potenziale di sostenibilità ambientale, inclusa la canapa light.
In Italia, la situazione è ancora in evoluzione e c’è bisogno di una legislazione più chiara sull’argomento, che protegga i lavoratori e i consumatori della cannabis leggera.
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