Fame chimica: perché arriva e come comportarsi

fame chimica da cannabis

Modificato il: 24/08/2023

Cos’è la fame chimica, perché insorge dopo aver usato la cannabis e cosa mangiare per placarla.

Se ti piace l’erba light o la cannabis ad alto THC conoscerai bene la fame chimica, un tipico effetto collaterale della sua assunzione. Ma perché ci viene tanta fame dopo aver fatto uso di marijuana? Così tanta da dover svuotare il frigo o attingere alle riserve della dispensa per poterla placare!

La comunità scientifica deve ancora capire appieno quali siano tutti i meccanismi che rendono affamato chi utilizza la cannabis, ma alcuni sono ben noti, e ne parleremo nel corso di questo approfondimento. Ti diremo dunque che cos’è la fame chimica, perché insorge dopo aver fumato o ingerito marijuana e cosa fare per placarla senza finire tutte le scorte di cibo che tieni in casa!

Che cos’è la fame chimica e perché arriva dopo aver fatto uso di cannabis?

cos'è la fame chimica post cannabis

La fame chimica è una reazione del nostro corpo che sopraggiunge, di solito, dopo aver utilizzato cannabis: si manifesta con un senso di fame incontrollabile e improvviso, un bisogno urgente di mangiare anche quando si ha lo stomaco pieno.

Tale fenomeno compare solitamente dopo 30 minuti o al massimo entro 2 ore dall’assunzione di cannabis, e ciò che sembra scatenarlo è l’interazione del THC, uno dei principali cannabinoidi naturali, con il nostro sistema endocannabinoide, in particolare con i recettori CB1 e CB2.

Inizialmente si pensava che solo il THC provocasse la cosiddetta fame chimica, ma diversi studi (condotti principalmente in laboratorio) hanno dimostrato che anche il CBD può aumentare il senso di fame nelle persone che lo assumono, anche se in modo estremamente diverso dal THC.

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THC e fame chimica dopo l’utilizzo di marijuana

Un team di neuroscienziati europei dell’Università di Bordeaux ha riscontrato che il THC stimola i recettori del bulbo olfattivo del cervello dei topi di laboratorio. Questa interazione aumenta la capacità di percepire l’odore del cibo e porta i topi a mangiare di più.

Infatti i recettori endocannabinoidi del nostro cervello sono fondamentali per il controllo delle emozioni, per la memoria, per modulare la percezione del dolore ma anche per regolare il senso dell’appetito. E, come ti abbiamo anticipato poc’anzi, il THC interagisce con il nostro sistema endocannabinoide.

I ricercatori, durante lo studio riguardo il THC e la fame chimica, hanno prima di tutto preso dei topi da laboratorio esposto e hanno somministrato THC ad alcuni di loro. Hanno poi esposto i topi ai profumi di oli di mandorle e di banana per verificare la loro sensibilità agli odori.

I topi hanno annusato con grande attenzione i profumi, ma quelli che non avevano assunto THC hanno poi manifestato disinteresse per via dell’assuefazione olfattiva. Al contrario, i topi a cui gli studiosi avevano somministrato THC hanno continuato ad annusare i profumi per via del senso dell’olfatto alterato (e reso più sensibile) dal cannabinoide.

Non è tutto: i topi che avevano assunto tetraidrocannabinolo mangiavano molto di più rispetto a quelli che non lo avevano assunto, mostrando dunque un aumento del senso dell’appetito.

I ricercatori hanno poi modificato geneticamente alcuni topi escludendo tutti i recettori di cannabinoidi dai loro bulbi olfattivi: questi animali, dopo aver assunto THC, si abituavano in fretta agli odori di cibo e il loro senso dell’appetito era pressoché uguale ai topi che non avevano assunto il cannabinoide.

Vediamo ora come il CBD e i prodotti da esso derivati, come hashish cbd o olio, possano stimolare la fame.

CBD e fame chimica? Non proprio: meglio parlare di effetto anti-nausea.

CBD e THC fame chimica

Gli studi riguardo il cannabidiolo (CBD) sono sempre più frequenti e alcuni di essi hanno dimostrato che questo cannabinoide non provoca la fame chimica in quanto interagisce con il nostro sistema endocannabinoide in modo diverso dal THC.

Però tra gli effetti del CBD, altamente benefici per la nostra salute, uno è particolarmente importante per chi soffre di disturbi alimentari e per chi è sottoposto a una terapia che provoca nausea e mancanza del senso di appetito (ad esempio la chemio e i farmaci contro l’HIV). Si tratta dell’effetto anti-emetico, conosciuto anche come antinausea o antivomito, dimostrato ampiamente in laboratorio.

Già nel 2012 il British Journal of Pharmacology pubblicò uno studio sugli effetti positivi del CBD sull’attenuazione della nausea e la regolazione dell’appetito. Durante questo studio, chiamato Cannabinol and Cannabidiol Exert Opposing Effects on Rat Feeding Patterns, i ricercatori hanno esaminato la reazione delle cavie e dei topi da laboratorio in seguito all’induzione della nausea e, successivamente, all’assunzione di CBD.

Nello specifico, gli studiosi hanno somministrato agli animali diverse sostanze capaci di indurre nausea e vomito, come cloruro di litio e nicotina; i topi e le cavie che poi assumevano CBD manifestavano una netta riduzione dei sintomi provocati da queste sostanze.

I ricercatori hanno poi iniettato negli animali una sostanza capace di bloccare i recettori di serotonina nei nuclei del rafe dorsali, ovvero zone dell’encefalo coinvolte nella regolazione della nausea e del vomito. Quest’azione ha inibito gli effetti del CBD, il che dimostra che l’effetto anti-emetico del cannabidiolo dipenda dall’interazione del cannabinoide con i dei recettori della serotonina.

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Conclusioni

Il THC sembra essere il principale responsabile della fame chimica per via della sua capacità di affinare il senso dell’olfatto. Al fine di soddisfare questo senso di fame improvviso ti consigliamo di mangiare cibi nutrienti ma allo stesso tempo sani, come le miscele di frutta secca (puoi tenere sempre un sacchetto con te!), frutta fresca e yogurt magro.

In alternativa potresti ingrassare da un momento all’altro: la cannabis o canapa light velocizza il metabolismo ma non fa certo miracoli!

Anche il CBD sembra avere una forte implicazione nel nostro senso dell’appetito, ma in maniera molto diversa dal THC. Il cannabidiolo, fitocannabinoide non psicotropo, interagisce con i recettori della serotonina placando la nausea e il vomito e favorendo dunque un sano senso di fame.