Modificato il: 07/08/2024
Ha senso produrre l’hashish tra le mura domestiche? Scopri se si tratta di una scelta sensata e come si fa
Oltre alle cime di cannabis (o cannabis light) e l’olio di CBD, uno dei derivati della marijuana più apprezzati in assoluto è senza dubbio l’hashish.
L’hashish (chiamato anche fumo) è costituito sostanzialmente dalla resina della pianta, una sostanza ricchissima di cannabinoidi, aromi e profumi che viene utilizzata in tutto il mondo fin da tempi antichissimi.
Leggendo qualche notizia qua e là riguardo a questo prodotto, è probabile che ti sia venuto un dubbio: è possibile produrre l’hashish direttamente tra le mura domestiche?
E se sì, si tratta di una scelta vantaggiosa?
Ecco tutti i chiarimenti riguardo all’hashish fatto in casa, ai metodi di realizzazione e ai rischi di questa pratica.
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Come si produce l’hashish? I principali metodi casalinghi
Volendo riassumere in qualche parola la produzione dell’hashish possiamo dire che questo prodotto si ricava separando i tricomi dalle cime di cannabis o di canapa legale (a seconda del prodotto che si ha intenzione di ottenere).
La polvere di tricomi ottenuta, chiamata kief, viene poi pressata e, quasi sempre, riscaldata e successivamente lavorata per ottenere dei panetti o delle sfere di resina.
Realizzare questo prodotto è semplice e, in linea di massima, anche in casa è possibile.
I metodi a cui si può ricorrere per ottenere l’hashish autonomamente sono principalmente tre (ma non sono gli unici), anche se ognuno di questi può essere sottoposto ad alcune variabili.
Scopriamoli di seguito.
Sfregamento a mano (Finger hash)
Uno dei principali metodi utilizzati per produrre l’hashish fatto in casa, per questioni di semplicità, è quello che nella prima fase prevede lo sfregamento delle cime fresche tra le mani.
Dopo essersi accuratamente lavati le mani, si prende una cima di cannabis (dalla quale sono state eliminate le foglie) e si fa rotolare con movimenti delicati tra un palmo e l’altro. Il segreto per racimolare più resina, e per evitare che in essa si intrappolino anche residui vegetali, è far roteare la cima ma senza esercitare troppa pressione.
Grazie a questo sistema, si creerà una pellicola di resina nera che, una volta staccata, potrà essere modellata per realizzare delle palline di prodotto. Il tipo di hashish ottenuto si chiama “Charas“.
Setacciatura
Un altro metodo casalingo per produrre l’hashish, che è anche quello più utilizzato al mondo, consiste nel setacciare le cime di marijuana precedentemente essiccate e congelate.
In questo caso i tempi per produrre il kief e poi l’hashish sono molto più lunghi e per farlo servirà un po’ di attrezzatura, ma la resa è maggiore.
Per prima cosa si dispone un foglio di carta forno su un piano di lavoro e sopra questo si appoggia il setaccio (un telaio per serigrafia a maglia fine è perfetto), sopra il quale verranno sparse le cime e gli altri scarti della pianta (foglie, rametti, ecc.).
Muovendo le piccole parti della pianta sopra la rete, i tricomi inizieranno a staccarsi e a cadere giù.
Il quantitativo di kief che si dovrebbe ottenere con questo metodo, in media, corrisponde a circa un decimo delle componenti vegetali setacciate. Una volta arrivati a questo risultato, la polvere di polline dovrà essere pressata con forza, in modo da creare un panetto.
Acqua, ghiaccio e frullatore
Oltre ai precedenti, c’è anche un altro sistema che può essere sfruttato per produrre hashish direttamente nella cucina di casa e prevede l’utilizzo di un frullatore.
Per poter fare questa estrazione, si inseriscono le infiorescenze della pianta dentro al frullatore, per poi aggiungere acqua e cubetti di ghiaccio e azionare il motore.
Il materiale vegetale ottenuto dev’essere poi versato all’interno di un barattolo di vetro con l’utilizzo di un setaccio o di una rete a maglia fine.
Facendo riposare il composto, sul fondo del barattolo si formerà un sedimento: si tratta proprio dell’hashish.
In questa fase si dovrà rovesciare l’acqua in eccesso, facendo attenzione a non muovere la resina sul fondo, per poi riempire il barattolo con nuova acqua ghiacciata e compiere la stessa operazione almeno un’altra volta.
Per finire, la resina ottenuta dovrà essere filtrata con un filtro da caffè per rimuovere tutta l’acqua in eccesso e lasciata asciugare per bene prima dell’utilizzo.
Hashish fatto in casa: i rischi superano i vantaggi
Come abbiamo visto, i metodi per produrre hashish in casa esistono (anche se sopra abbiamo brevemente descritto solo tre delle tecniche principali) ma, per una serie di motivi, l’autoproduzione non è affatto una buona idea.
Prima di tutto c’è da considerare che in Italia coltivare canapa o canapa light, possederne grandi quantità e realizzare prodotti dalla pianta è vietato.
Iniziare a produrre hashish in casa, quindi, significa commettere un reato punibile anche penalmente.
In sostanza, chi vuole produrre hashish in casa dovrebbe prima coltivare le piante (mettendosi a rischio per tanto tempo), oppure le dovrebbe acquistare, rischiando, anche in questo caso, di essere beccato in flagrante.
E poi c’è il periodo della produzione: può bastare anche uno sguardo indiscreto dei vicini di casa contrari alla pratica per mettere in pericolo i neo-produttori di hashish.
Oltre al discorso legalità, che già dovrebbe bastare a scoraggiare gli appassionati di hashish più intraprendenti, ci sono anche altri aspetti da considerare.
Nonostante produrre hashish non sia molto complicato, prima di ottenere dei prodotti di qualità occorre fare un po’ di pratica e, di conseguenza, ci vuole tanto tempo.
Inoltre, c’è da considerare che producendo i panetti di fumo in casa è più difficile realizzare diverse tipologie di prodotti; acquistandoli negli store specializzati, invece, si ha il vantaggio di poter avere a che fare con più varietà e si avrebbe la certezza di avere in casa solo prodotti legali.
La complessità della produzione casalinga di hashish
Anche se i metodi per produrre hashish in casa, come il finger hash, la setacciatura a secco e l’uso di acqua e ghiaccio, possono sembrare semplici, richiedono una buona dose di pratica per ottenere un prodotto di qualità.
La setacciatura a secco, ad esempio, implica l’uso di un setaccio a maglia fine per separare i tricomi dalle infiorescenze di cannabis. Questo processo richiede tempo e precisione per garantire che la resina ottenuta sia pura e priva di contaminanti.
Inoltre, tecniche come l’uso di ghiaccio secco o l’ice o lator richiedono attrezzature specifiche e una certa esperienza per essere eseguite correttamente.
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Per concludere
L’idea di produrre hashish fatto in casa in Italia non è proprio una buona idea: i rischi e gli svantaggi superano di gran lunga i benefici.
Se sei un appassionato di cannabis e di hashish, però, puoi tranquillamente acquistare le versioni legali dei prodotti.
Visita il nostro store e scegli tra le diverse proposte di hashish legale quelle che preferisci. E, naturalmente, dai un’occhiata anche all’olio di CBD e alle cime di erba legale.
Ti aspettiamo sul nostro cannabis shop. A presto!