Modificato il: 18/01/2024
I possibili effetti in cui si potrebbe incorrere facendone uso
Se avete mai parlato con qualcuno che ha fatto uso di marijuana, potreste anche voi aver sentito parlare della sua capacità di alterare la percezione sensoriale di chi appunto ne ha consumato.
Ma fino a che punto si può parlare di allucinazioni? Si possono accomunare i più comuni allucinogeni alla cannabis?
Proviamo a fare chiarezza e a capire meglio come le due sostanze interagiscono col nostro organismo e gli effetti che sortiscono.
Cosa si intende per allucinazione?
Con il termine allucinazione si identifica uno stato di alterazione. Dal punto di vista etimologico, questa parola deriva dal latino “alucinari” che letteralmente vuol dire “vagare nella mente”.
Più precisamente con questo termine ci si riferisce ad esperienze sensoriali di varia natura, che per essere definite tali devono avere origine nella mente e non essere quindi direttamente collegate a nessuno stimolo esterno.
Nonostante nell’immaginario comune le allucinazioni siano maggiormente associate alla vista, in realtà possono riguardare letteralmente qualunque dei 5 sensi.
Si classificano infatti in visive, uditive, olfattive, tattili e gustative.
La verità su tali fenomeni trova diverse interpretazioni. In alcune culture aborigene, sono considerate manifestazioni di universi paralleli, che senza lo stato di alterazione non riusciremmo a percepire. Tale corrente di pensiero è sostenuta anche da diversi ricercatori, i quali sostengono che si tratti di esperienze tranquillamente considerabili reali.
Al contrario, il punto di vista della medicina si mostra fermo nell’affermare che tali fenomeni sono da ricollegare solo e soltanto ad alterazioni chimiche cerebrali. A sostegno di questa tesi, il fatto che molti individui riferiscano di contatti con entità intangibili e viaggi in dimensioni parallele avvenuti in condizioni di totale sobrietà.
La spiegazione della scienza in questi casi attribuisce tali eventi a disturbi clinici, quali febbre alta, disturbi del sonno, effetti collaterali derivanti dall’assunzione di determinati farmaci, o in casi più delicati a malattie mentali.
Tornando a bomba però, occorre praticare una differenziazione tra questi fenomeni e quelli invece verificatisi dopo l’assunzione di sostanze chimiche psicotrope, come nel caso del THC contenuto nella cannabis, o nell’hashish (anche nell’hashish cbd).
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Vediamo brevemente come funzionano gli allucinogeni
La caratteristica principale di queste sostanze consiste nell’essere in grado di produrre nel consumatore un’alterazione delle percezioni sensoriali.
Come è possibile? Le sostanze contenute nei più comuni allucinogeni, come per esempio LSD, psilocibina e mescalina, vanno a legarsi al recettore 2A della serotonina. Legandosi ad esso, ne inibiscono le funzioni primarie.
La serotonina ed il suo sistema, il serotoninergico, svolgono funzioni fondamentali nella regolazione delle emozioni, dell’umore, della sessualità, delle funzioni cognitive e di appetito e sonno. L’effetto antagonizzante che l’assunzione degli allucinogeni esercita su questo sistema è la causa delle esperienze di alterazione sensoriale indotte da questo tipo di sostanze.
Sebbene in tempi moderni sia molto diffuso l’uso a scopo ricreativo, in origine e in certe culture ancora oggi, si utilizzano gli allucinogeni per ricercare esperienze mistiche associate alla spiritualità e alla comunicazione con le divinità.
Che cos’hanno in comune i tipici allucinogeni con la cannabis
Il principale responsabile dell’efficacia drogante della cannabis è identificato nel THC, il tetraidrocannabinolo. Questo principio attivo è in grado di condizionare il sistema dopaminergico, attraverso i recettori CB1 e CB2. Come abbiamo specificato in precedenza, gli allucinogeni vanno invece ad interagire col sistema serotoninergico.
Pare quindi troppo forzata l’associazione di idee, che vedrebbe la cannabis accomunata ai più comuni allucinogeni in quanto ad effetti sull’organismo.
Ciò che si verifica quando si parla di marijuana è una sorta di ambiguità, che si riflette anche nella classificazione stessa della sostanza.
La cannabis presenta effetti di diversa natura nell’organismo di chi la assume, ma nessuno di questi è abbastanza predominante da permettere di confinarla o etichettarla sotto una categoria specifica rispetto ad un’altra.
I consumatori di marijuana riferiscono di effetti depressivi, allucinatori e addirittura stimolanti. Impossibile definire quali siano i principali, anche e soprattutto perché questi sembrano manifestarsi in modi soggettivi. La stessa cannabis assunta dalla stessa persona in momenti diversi, potrebbe, come in effetti è già successo, scatenare reazioni diverse. Difficile insomma dare un’etichetta che risulti abbastanza attendibile.
Sembra più corretto, in merito alla cannabis, parlare di effetti psicotici, più che di veri e propri effetti allucinogeni.
Sebbene questi si manifestino anche a volte sotto forma di lievi allucinazioni, pare più appropriato associarle a fenomeni di psicosi.
Chiariamo innanzitutto che cosa si intende quando si parla di psicosi. Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, con psicosi si individua “un tipo di disturbo psichiatrico che causa alterazioni nella percezione o nell’interpretazione della realtà”
I sintomi attraverso i quali si manifesta comprendono, tra altri, allucinazioni e delirio.
A quanto pare, alla luce degli studi condotti fino a questo momento, la cannabis scatenerebbe tali effetti solo in soggetti che versino in una condizione di predisposizione a tali disturbi scollegata quindi dal consumo della marijuana.
Nonostante ciò, il consumo di cannabis o anche di canapa light rimane fortemente sconsigliato ai soggetti il cui cervello si trovi ancora in fase di sviluppo. Per scongiurare l’insorgere di determinate problematiche quindi, meglio evitare, in sostanza, di consumare erba prima che si sia conclusa la fase di crescita.
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La cannabis può provocare allucinazioni?
Alla luce delle considerazioni fatte, si può quindi concludere che non vi siano correlazioni supportate scientificamente tra la cannabis e le sostanze allucinogene più comuni.
Tale differenza risiederebbe nella diversità con cui simili sostanze interagiscono con l’organismo di chi le assume.
Per quanto riguarda gli allucinogeni, vediamo il coinvolgimento del sistema serotoninergico e il recettore 2A, mentre nel caso della cannabis i ricettori interessati sono il CB1 e il CB2, facenti parte del sistema dopaminergico.
Apparentemente quindi, non vi è nessuna correlazione scientifica tra gli effetti di queste due sostanze stupefacenti oggetto di esame.
Ciò che però potrebbe condurre alla errata associazione di cannabis e allucinogeni, risiede nella capacità della cannabis di indurre leggere allucinazioni nei soggetti predisposti allo sviluppo di psicosi.
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