Pubblicato il: 27/05/2024
Il governo ha proposto un emendamento che potrebbe portare al divieto di coltivazione e di vendita di prodotti a base di cannabis, anche se a basso contenuto di THC
Il governo sembrerebbe aver deciso di fare marcia indietro riguardo la legalità della cannabis, anche quella light, che ricordiamo non essere psicotropa, come stabilito dalla normative europee che definiscono la quantità massima di THC consentita affinché un prodotto sia considerato light, e non psicoattivo. Con un emendamento relativo al ddl sicurezza, propone di vietare la coltivazione e la vendita dei prodotti a base di THC, anche se tale sostanza è presente in basse concentrazioni, come nell’hashish. Attualmente, per poter coltivare e commercializzare tali prodotti è fondamentale non superare il limite dello 0,2% di THC.
Si spera che questo sia solamente l’ennesimo tentativo da parte del governo di destra di vietare la commercializzazione, proposto come mossa strategica per ottenere dei voti alle elezioni europee che si terranno l’8 e il 9 di giugno.
Quali saranno le conseguenze negative?
Vietare la vendita di prodotti a base di cannabis light potrebbe avere una serie di conseguenze negative. Secondo le stime, vietare la vendita, favorirà l’avanzare della criminalità organizzata, che come succedeva in passato si occupava di commercializzare illegalmente prodotti “tagliati” con sostanze illegali. La legalizzazione della cannabis light ha rappresentato un importante passo nella regolamentazione del settore, poiché i produttori sono tenuti a sottoporre i prodotti a rigorosi controlli di qualità per garantire che le percentuali di sostanze psicotrope, in particolare il THC, rimangano entro i limiti di legge.
Inoltre, l’emendamento proposto mette a rischio chiusura anche le numerose aziende e i relativi dipendenti che, sul mercato italiano, si occupano di produrre e commercializzare prodotti a base di cannabis. La chiusura di queste imprese potrebbe portare non solo alla perdita di posti di lavoro, ma anche alla perdita delle ingenti somme che esse hanno investito nell’apertura delle loro attività.
Leggi anche: Cannabis contaminata: come riconoscerla e perchè evitarla?
Le parole di un avvocato in difesa delle aziende che commerciano cannabis
L’avvocato Libutti, avvocato che da anni segue aziende che vendono prodotti a base di cannabis light, ha espresso il suo parere sul recente emendamento definendolo anticostituzionale, in quanto la legge 246 del 2016, entrata in vigore il 14 gennaio 2017, approva la coltivazione della cannabis. Aggiunge che, secondo lui, questa proposta di legge è dettata dai pregiudizi nei confronti di questa sostanza che, ricordiamo, non ha effetti psicoattivi se vengono rispettati i limiti dello 0,2% di THC. L’avvocato conclude dicendo che si batterà per far si che la situazione rimanga invariata.
Il recente tentativo di divieto dell’olio di CBD e l’intervento del TAR del Lazio a settembre 2023
Solo poco tempo fa, a settembre 2023, il governo aveva provato a bloccare la produzione e commercializzazione dell’olio di CBD, un prodotto derivato dalla cannabis sativa, noto per i suoi effetti benefici sulla salute. Perché questo tentativo? Il Ministero della Salute era preoccupato per la salute e la sicurezza dei consumatori in quanto non vi erano studi scientifici.
Questo decreto non era passato inosservato suscitando critiche sia dai distributori, che sostenevano che l’olio di CBD fosse già soggetto a numerosi controlli di qualità, sia dai consumatori, i quali avevano affermato di trovare sollievo per disturbi come ansia, dolore cronico e insonnia solamente dopo l’utilizzo di prodotti a base di CBD. Ed è proprio su questo che il TAR del Lazio basò la sua istanza: il Ministero della Salute, infatti, non aveva considerato i danni economici per le imprese del settore e per i consumatori.
L’intervento del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio è stato decisivo: ha inviato la richiesta di annullamento del decreto ministeriale, il quale, dopo poche settimane, è stato sospeso. Ciò ha riaperto temporaneamente le porte alla commercializzazione dell’olio di CBD, ma la disputa è ancora in corso: si prevede un ritorno in aula per decidere il destino definitivo del decreto.
Leggi anche: 6 antinfiammatori naturali che funzionano davvero
Uno sguardo al futuro
L’emendamento sarà discusso in aula nelle prossime settimane, e solamente dopo il 9 giugno avremo una risposta definitiva. Attualmente, quello che possiamo sperare è che il governo, visto il dissenso generale, ci rifletta e faccia marcia indietro, indirizzandosi invece verso un approccio più moderno ed inclusivo, come la recente legalizzazione messa in atto dalla Germania in data 22 marzo 2024, sulla coltivazione e possesso di prodotti ad alto contenuto di THC.