Modificato il: 03/07/2023
Fra i suoi tanti (presunti) effetti benefici, ci sarebbe anche quello di ridurre il rischio di malattie del sistema cardiovascolare, tra le cause di morte più frequenti in Italia.
Negli ultimi anni il cannabidiolo (CBD) ha suscitato l’interesse della comunità scientifica per le sue potenzialità terapeutiche.
In particolare, alcuni recenti studi ne hanno evidenziato i potenziali benefici nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, che è una condizione clinica caratterizzata dall’elevata pressione del sangue nelle arterie della circolazione sistemica.
In questa sede passiamo in rassegna i più recenti studi che testano sull’uomo prodotti a base di CBD, come la canapa light, per verificarne l’impatto sulla pressione arteriosa.
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Perché la pressione alta è pericolosa e cosa la provoca
La pressione alta costituisce un problema abbastanza comune, che va di pari passo con la diffusione delle cosiddette patologie del benessere ed espone al rischio di malattie del sistema cardiovascolare (infarto e ictus, per intenderci).
Più nel dettaglio, una condizione di pressione alta si riscontra quando i valori della pressione arteriosa eccedono il limite di accettabilità: 80 mmHg di pressione minima o diastolica e 120 mmHg di pressione massima o sistolica.
Tra le cause di questa condizione clinica, alcune non sono modificabili, come l’ereditarietà, altre, invece sono modificabili come, la sedentarietà, il fumo di sigaretta, il consumo di alcolici, ecc.
Se ne deduce che agendo sui fattori di rischio modificabili, cambiando dunque lo stile di vita, sia possibile ridurre la pressione sanguigna e, di conseguenza, diminuire anche il rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari.
CBD e pressione sanguigna: che cosa dicono gli Studi?
Secondo quanto emerso dai primi risultati delle indagini riguardanti gli effetti del CBD sulla pressione sanguigna, il cannabidiolo potrebbe fornire un valido aiuto a tutte quelle persone che soffrono di pressione troppo alta, anche nota come ipertensione arteriosa.
In particolare, questa sostanza sembra influire positivamente su diversi fattori che possono aumentare il rischio di ipertensione.
I fattori di rischio, come abbiamo anticipato, sono molteplici: lo stress, l’età avanzata, l’eccesso di peso, la sedentarietà, la predisposizione genetica, il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, un’alimentazione scorretta.
Nonostante quasi tutti questi fattori di rischio possono essere tenuti sotto controllo, modificando il proprio stile di vita, negli ultimi anni c’è stato una notevole crescita di interesse nel mondo medico e scientifico nei confronti del CBD, per quanto riguarda la sua influenza sulla pressione sanguigna e sulla salute dell’apparato cardiovascolare.
Per comprendere in che modo il CBD potrebbe influire sull’ipertensione, occorre partire dalle evidenze scientifiche raccolte in questi anni.
Sebbene molto promettenti, gli studi che esplorano i potenziali effetti benefici del CBD sulla pressione sanguigna sono ancora pochi e non conclusivi (anche in ragione del numero ridotto di partecipanti).
Fatta questa premessa, vediamo i risultati più incoraggianti emersi dagli studi.
Nel 2017 una ricerca condotta dall’Università di Nottingham e pubblicata sul Journal of Clinical Investigation ha indagato proprio la relazione tra CBD e pressione sanguigna.
Nel corso dello studio è stato monitorato l’andamento dei parametri cardiovascolari (inclusa la pressione sanguigna) in un campione di nove persone alle quali è stata somministrata una dose di 600 mg di CBD o, in alternativa, un placebo.
Al termine dell’indagine i ricercatori hanno constatato come la somministrazione del cannabidiolo riduca la pressione massima (o sistolica) tanto in condizioni normali quanto in situazioni di stress (che provocano un aumento della pressione medesima).
Questo aspetto emerge anche da una revisione sistematica degli studi sugli effetti del cannabidiolo sulla pressione sanguigna, che è stata condotta da un team di ricercatori del Royal Derby Hospital Center dell’Università di Nottingham.
Nella loro revisione, infatti, gli scienziati hanno riscontrato come il CBD sarebbe in grado di ridurre la pressione sanguigna e la frequenza di battiti cardiaci anche quando i soggetti sono sottoposti a stress.
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Olio di semi di cannabis per uso alimentare: un valido alleato contro l’ipertensione
Se escludiamo la predisposizione genetica, il fattore di rischio a cui prestare maggiore attenzione è un’alimentazione scorretta.
Già in passato ci sono stati diversi studi in campo nutrizionale che hanno mostrato come le sostanze nutritive contenute nei semi di canapa, se integrate nella dieta quotidiana nelle giuste quantità, possano favorire un’alimentazione più sana ed equilibrata, fondamentale per mantenere sotto controllo la pressione. Infatti l’olio di cbd è un ottimo sostitutivo dell’olio di oliva, per le vostre ricette, per tutte le sue proprietà benefiche!
Nel 2014 è stata condotta una ricerca, pubblicata sullo European Journal of Nutrition, su cavie animali alimentate utilizzando una farina di semi di canapa.
Nel corso dello studio è stata rilevata una maggiore diminuzione della pressione sanguigna sistolica (la massima) nei topi nutriti con alimenti a base di cannabis, rispetto a quelli facenti parte del gruppo di controllo.
Da questo confronto i ricercatori hanno desunto che i prodotti alimentari derivati dalla cannabis potrebbero rappresentare una valida terapia complementare per la prevenzione e il controllo dell’ipertensione arteriosa.
In conclusione
La migliore arma per ridurre il rischio di ipertensione è la prevenzione.
Se i primi risultati venissero confermati, pertanto, il CBD diventerebbe parte integrante di una strategia di prevenzione, potendo svolgere un ruolo rilevante nel mantenere sotto controllo la pressione e nel proteggere il sistema cardiovascolare.
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