Modificato il: 26/10/2023
Andiamoci piano con l’interpretazione di normative, decreti e news in generale: l’olio di cbd non è illegale!
Sono decenni che in Italia si discute sulla questione della legalizzazione della cannabis e dei prodotti da essa derivati, come l’olio di CBD.
Tuttavia, molto spesso la situazione si complica, al posto di chiarirsi attraverso nuove disposizioni.
E’ il caso dell’ultimo decreto firmato e poi sospeso dal Ministro Speranza.
Se la decisione non fosse stata “cancellata”, non solo l’olio di CBD sarebbe diventato illegale, tante altre cose sarebbero cambiate nel mondo dell’erba legale, o cannabis light in base a come si preferisce chiamarla.
L’olio di cbd non è una sostanza stupefacente
Oggi, quando si cerca di trovare l’olio di CBD, è possibile reperirlo presso i growshop, i cannabis light shop e i CBD shop; è possibile anche comprare cannabis online proprio perché tutto ciò non è illegale.
Tutto, invece, dipende dall’uso cui sono destinati i prodotti.
In Italia, infatti, vengono venduti diversi tipi di prodotti a base di cbd, tra cui: hashish CBD, olio CBD Sativa e naturalmente erba light.
L’olio CBD, da cannabis terapeutica è un medicinale e può essere ottenuto solo grazie alla prescrizione del medico curante. Questo perché l’olio di cannabis (medicinale) può contenere, non solo alti livelli di CBD, ma anche di THC.
In particolare, l’olio di cannabis che viene estratto dalla pianta nel suo complesso, quindi prodotto utilizzando tutta la pianta di marijuana e la resina, richiede la prescrizione medica, poiché contiene un’alta concentrazione di thc.
Poi c’è l’olio di CBD che deriva dalle piante di canapa legale, che contiene meno dello 0,2% di THC; questo è uno di quei prodotti per cui, se il “decreto Speranza” avesse avuto effetto, molti negozi si sarebbero trovati in grave difficoltà, sulla soglia dell’illegalità da un giorno all’altro.
Classificazione e utilizzo della cannabis
La cannabis, insieme alle altre droghe, viene disciplinata in Italia dalla legge DPR 309/90. Questa legge serve a classificare le droghe in elenchi differenti, stilati in base: alla loro potenza, al loro impatto sul benessere generale e alla finalità del loro utilizzo.
Il primo elenco comprende una serie di sostanze ad alto impatto come i farmaci sintetizzati, gli allucinogeni, le anfetamine e le droghe pesanti tra cui l’oppio e la cocaina.
Il terzo elenco classifica le sostanze ad alto impatto come i barbiturici e nel quarto sono comprese le sostanze a basso impatto come le benzodiazepine.
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La cannabis, invece, praticamente in tutte le sue forme, rientra nel secondo elenco della normativa, quello riferito alle sostanze che hanno un impatto minore e sono soggette a sanzioni meno gravi.
Quando un paziente, insieme al suo medico, scopre di essere influenzato da una determinata condizione problematica, presenta sintomi e si rende conto che potrebbe utilizzare l’erba legale (o relativi prodotti) come alternativa ad altri medicinali, può parlarne con il medico e richiedere una prescrizione.
Sono molti i casi in cui questo tipo di terapie sono state sperimentate con successo:
- Epilessia
- Glaucoma
- Sindrome di Tourette
- Anoressia
- Dolore cronico
- Nausea (dovuta a chemioterapia, radioterapia..)
- Sclerosi multipla
Naturalmente solo i medici hanno l’autorità per prescrivere la cannabis medica ai pazienti, e possono farlo come opzione di trattamento, quando le altre possibilità si fossero rivelate fallimentari.
Cosa accadrebbe all’olio di cbd se il decreto fosse riconfermato
Il CBD non ha effetti psicotropi, tantomeno l’olio CBD . Lo hanno dimostrato ricerche e studi del settore, di tante Università nel mondo.
Bisogna capire quale sarà l’interpretazione normativa del decreto, cosa uscirà fuori dalla riunione di confronto interministeriale e quali novità apporterà l’Istituto Superiore di Sanità dopo ulteriori approfondimenti.
Ogni decisione potrebbe essere riconsiderata, oppure il decreto potrebbe avere azione restrittiva o estensiva.
Nel caso in cui le decisioni fossero confermate, l’illegalità potrebbe rimanere limitata all’olio di Cbd, ma potrebbe arrivare a contemplare le infiorescenze che si basano sul principio attivo e poi riguardare anche i prodotti alimentari.
L’unico settore che rimarrebbe in piedi sarebbe quello dei prodotti tessili!? Noi del blog di Just bob ci auguriamo che il destino riservi qualcosa di diverso, per tutte quelle persone che sono coinvolte nel settore e faticosamente avevano investito nelle loro imprese.
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Se vendere l’olio di cbd fosse equiparabile allo spaccio di sostanze stupefacenti, la conseguenza primaria sarebbe quella che, immediatamente, ogni prodotto a base di cbd e olio di Cbd sarebbe illegale, e quindi non potrebbe più essere venduto.
Tutto ciò metterebbe in ginocchio un intero settore, a partire dai negozi di marijuana light che sostengono il mercato.
Sarebbe paradossale, considerando che l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) sta spingendo per l’autorizzazione a commercializzare un farmaco che contiene proprio il cannabidiolo, autorizzato tra l’altro dall’Ema (European Medicines Agency).
Più che di sostanze stupefacenti o illegali, sembra trattarsi di una situazione competitiva, è come se ci fosse una contesa per il predominio sul mercato: ma davvero è una questione di soldi e potere?