Modificato il: 29/10/2024
Cannabinoidi e corpo umano: una relazione biologica profonda
Nel seguente articolo esploreremo la complessa rete di componenti e funzioni che caratterizzano il sistema endocannabinoide (SEC), un sistema biologico cruciale per il mantenimento dell’equilibrio e la regolazione di molteplici processi nel corpo umano.
Approfondiremo i ruoli dei recettori cannabinoidi CB1 e CB2, dei cannabinoidi endogeni come l’anandamide e il 2-AG e degli enzimi che regolano la loro sintesi e degradazione.
Esamineremo anche le interazioni tra il SEC e i cannabinoidi della cannabis, come il THC e il CBD, analizzando le loro influenze sulle funzioni corporee e le potenzialità terapeutiche. Questo articolo si propone di fornire un quadro chiaro e aggiornato sul sistema endocannabinoide, sottolineando la sua importanza nella salute e nella ricerca medica.
Leggi anche: CBD e melatonina: a cosa servono e cosa succede se vengono assunti assieme?
Il sistema endocannabinoide: una panoramica generale
Il sistema endocannabinoide è una componente fondamentale del nostro corpo, responsabile della regolazione di numerose funzioni fisiologiche. Esso è composto principalmente da tre elementi: i recettori cannabinoidi, i cannabinoidi endogeni e gli enzimi che sintetizzano e degradano questi ultimi.
I recettori cannabinoidi più conosciuti sono i recettori CB1 e CB2. I primi si trovano prevalentemente nel sistema nervoso centrale, influenzando processi come il dolore, l’umore e l’appetito, mentre i secondi sono più presenti nel sistema immunitario e sono coinvolti, dunque, nelle funzioni di risposta immunitaria e infiammatoria.
I cannabinoidi endogeni, come l’anandamide e il 2-AG, sono molecole prodotte dal nostro corpo che interagiscono con questi recettori. Tali composti svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio interno (la cosiddetta omeostasi), regolando funzioni estremamente importanti come il sonno, l’appetito, la percezione del dolore, e le risposte immunitarie.
Gli enzimi del sistema endocannabinoide, come la Fatty Acid Amide Hydrolase (FAAH) e la Monoacylglycerol Lipase (MAGL) sono responsabili della sintesi e della degradazione (ovvero dell’eliminazione) dei cannabinoidi endogeni, garantendo così un preciso controllo della loro presenza e attività nel corpo.
La ricerca sul sistema endocannabinoide è in costante evoluzione, offrendo nuove prospettive per la comprensione di varie condizioni mediche e per lo sviluppo di terapie innovative.
Come vengono prodotti gli endocannabinoidi nel corpo umano?
La sintesi e il rilascio dei cannabinoidi endogeni sono processi chiave nel funzionamento del sistema endocannabinoide.
Questi composti, come l’anandamide e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG), sono prodotti ‘su richiesta’ dalle cellule del nostro corpo. Ciò significa che vengono sintetizzati e rilasciati in risposta a specifici stimoli cellulari, piuttosto che essere immagazzinati in anticipo.
La produzione di anandamide avviene attraverso la trasformazione di un precursore di membrana, la fosfatidiletanolammina, in una serie di passaggi enzimatici. In particolare, un enzima chiave, la fosfolipasi D, svolge un ruolo cruciale in questo processo.
Per quanto riguarda il 2-AG, la sua sintesi è ancora oggetto di studi approfonditi. Tuttavia, è noto che questa molecola viene prodotta principalmente attraverso la scissione di un altro lipide di membrana, il diacilglicerolo, per azione di specifici enzimi.
Una volta sintetizzati, questi cannabinoidi endogeni vengono rilasciati dalle cellule e interagiscono con i recettori cannabinoidi, svolgendo varie funzioni biologiche. Dopo aver esercitato i loro effetti, vengono rapidamente degradati da altri enzimi, come la FAAH per l’anandamide e la MAGL per il 2-AG, per prevenire un’eccessiva stimolazione del sistema endocannabinoide. Questo meccanismo assicura un equilibrio dinamico e una regolazione fine delle funzioni corporee.
Queste le funzioni regolate dal SEC
Il sistema endocannabinoide svolge un ruolo cruciale nella regolazione di una vasta gamma di funzioni fisiologiche. Tra queste, la più nota è la modulazione del dolore e dell’infiammazione: in base a tale caratteristica, i cannabinoidi endogeni agiscono come mediatori nel controllo del dolore, influenzando la percezione di quest’ultimo al livello del sistema nervoso centrale e periferico.
Un altro aspetto fondamentale è il controllo dell’appetito, del metabolismo e dell’equilibrio energetico. I recettori cannabinoidi nel cervello, infatti, sono coinvolti nella regolazione della fame e nella risposta agli odori alimentari.
In aggiunta, il sistema endocannabinoide riveste un ruolo di primo piano anche nella regolazione dell’umore e della risposta allo stress: agisce su aree del cervello coinvolte nella gestione dell’ansia e della depressione, offrendo potenziali bersagli terapeutici per queste condizioni.
Infine, come già accennato, non va dimenticato il suo ruolo nel controllo della funzione immunitaria, un particolare che da anni ha aperto la strada a interessanti ricerche su potenziali trattamenti per malattie autoimmuni e infiammatorie.
Ma quindi cosa ha a che fare la cannabis con il sistema endocannabinoide?
Le implicazioni cliniche e terapeutiche relative al sistema endocannabinoide sono enormi, come facilmente intuibile dal ruolo da esso svolto in ambito di omeostasi del corpo umano.
Ma cos’ha a che fare tutto questo con la cannabis?
Ebbene, come spiegato, il sistema endocannabinoide è modulato da molecole dette, per l’appunto, endocannabinoidi: un modo per specificare che sono cannabinoidi prodotti all’interno (endo) del nostro corpo. In sostanza, si tratta di molecole dalle funzioni estremamente simili ai fitocannabinoidi contenuti, invece, nelle piante. E tra questi, come noto, figurano i famosissimi tetrairdocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD).
Insomma, per la loro stessa natura, queste molecole contenute nella cannabis (la pianta contiene anche altri cannabinoidi, ma questi due sono i più rilevanti) sono in grado di interagire con il sistema endocannabinoide e di influire, dunque, su numerosi processi che avvengono nel nostro corpo.
Vediamo più nel dettaglio le loro caratteristiche e come influenzano il SEC.
Un veloce ripasso sulle caratteristiche del THC e del CBD
Il THC è il composto psicoattivo più conosciuto della cannabis. Agisce principalmente sui recettori CB1, che, come detto, si trovano in grande quantità nel sistema nervoso centrale, e determina gli effetti euforici o ‘sballo’ tipicamente associati al consumo di marijuana. Il THC influisce anche su altre funzioni come il sonno, l’appetito (si pensi alla cosiddetta ‘fame chimica’), la percezione del dolore e la memoria.
Il CBD, d’altra parte, non è psicoattivo e non esercita effetti euforizzanti. Tanto è vero che la cannabis light di cui si parla tanto è legale proprio in virtù del fatto che contiene principalmente cannabidiolo, e praticamente nessuna traccia di THC. E questo è vero per qualsiasi tipo di prodotto certificato e controllato, a partire dal noto olio di CBD fino a quelli più particolari, come l’hashish legale e i cristalli di cannabidiolo.
Il CBD negli ultimi anni ha guadagnato attenzione per le sue potenziali proprietà terapeutiche in base a quanto accennato nel paragrafo precedente: interagisce con i recettori CB1 e CB2. In particolare, diversi studi hanno mostrato che il CBD può avere effetti antinfiammatori, analgesici, ansiolitici e anticonvulsivanti.
Va detto, però, che il suo meccanismo di azione è meno diretto rispetto al THC, come vedremo nel prossimo paragrafo.
Come interagiscono i cannabinoidi con il SEC?
L’interazione dei cannabinoidi con i recettori CB1 e CB2 è un aspetto fondamentale per comprendere gli effetti della cannabis sul corpo umano.
Quando il THC, il principale composto psicoattivo della cannabis, si lega ai recettori CB1, provocando effetti che includono alterazioni della percezione, euforia, e rilassamento, oltre a influenzare la memoria, la concentrazione e la coordinazione motoria. Sono effetti ben noti al grande pubblico, ma ciò che è meno noto è il fatto che il tetraidrocannabilolo, interagendo con i recettori sopracitati, può anche avere effetti terapeutici, come il sollievo dal dolore e la riduzione della nausea.
D’altro canto, il CBD, che non è psicoattivo, interagisce con i recettori CB1 e CB2 in modo più complesso e meno diretto. Questo composto può modulare gli effetti del THC, riducendo ad esempio l’ansia o la psicosi che può essere indotta da quest’ultimo. Inoltre, ha dimostrato potenziali benefici terapeutici come l’azione antinfiammatoria, analgesica, ansiolitica e anticonvulsivante.
La comprensione dettagliata di come questi cannabinoidi interagiscono con i recettori CB1 e CB2 è cruciale non solo per svelare i meccanismi alla base degli effetti della cannabis, ma anche per sviluppare trattamenti medici efficaci e sicuri basati su questi composti.
Le potenzialità terapeutiche dei cannabinoidi
Ora che abbiamo una visione più chiara di quelle che sono le caratteristiche del CBD e del THC e le dinamiche che riguardano la loro interazione con il SEC, vediamo brevemente, in concreto, come queste conoscenze vengono messe in pratica nella medicina moderna.
Le terapie basate sui cannabinoidi rappresentano un campo in rapida evoluzione, offrendo nuove prospettive per il trattamento di diverse condizioni.
Il CBD, ad esempio, si è dimostrato potenzialmente in grado di essere utilizzato come trattamento di supporto in alcune forme di epilessia, portando all’approvazione di farmaci specifici per queste condizioni. Altre ricerche indicano il potenziale del CBD e del THC nel gestire il dolore cronico, specialmente quello associato a condizioni come l’artrite e la sclerosi multipla.
Inoltre, i cannabinoidi stanno guadagnando attenzione nel trattamento dei sintomi associati a condizioni oncologiche, come la nausea e la perdita di appetito causate dalla chemioterapia. Alcune ricerche, forse eccessivamente ottimistiche, sono state orientate perfino allo studio un possibile ruolo dei cannabinoidi nel rallentare la crescita di alcune tipologie di cellule tumorali. Ma, è bene sottolinearlo, finora non è emerso nessun dato che comprovi questa ipotesi.
Importante è sottolineare che, nonostante gli incoraggianti progressi, la ricerca sui cannabinoidi come terapia è ancora in uno stadio relativamente precoce. Sono necessari ancora anni e anni di studi per comprendere appieno il loro potenziale terapeutico e, soprattutto, i possibili effetti collaterali.
Ma si tratta di una fatica assolutamente necessaria perché la complessità della cannabis e dei suoi composti richiede un approccio scientifico rigoroso e dettagliato per sfruttare appieno le sue potenzialità terapeutiche.
Leggi anche: 5 rimedi per il dolore alla cervicale (alcuni dei quali, probabilmente, non avevi considerato)
In conclusione
La comprensione del sistema endocannabinoide, che ci auguriamo venga approfondita sempre di più, apre la strada a nuovi orizzonti nella terapia di varie patologie, sottolineando l’importanza dei cannabinoidi endogeni e, in parte, anche di quelli derivanti dalla cannabis. I progressi in questo campo non solo ampliano la nostra conoscenza sul funzionamento del corpo umano, ma offrono anche speranze concrete per lo sviluppo di trattamenti più efficaci e mirati.
Insomma, rimane ancora tanto da scoprire su questo tema, ma i dati ricavati dalle ricerche eseguite fino ad oggi sono comunque confortanti e hanno spinto, anche in Italia, le autorità a permettere l’uso della cannabis in ambito terapeutico per varie patologie. Un uso, ci teniamo a specificare, che è consentito solo attraverso medicinali appositamente confezionati, prescritti da uno specialista.
Lo sottolineiamo in quanto c’è chi pensa che anche i prodotti a base di cannabis legale possano essere consumati a fini medici: parliamo di articoli come, ad esempio, l’olio di CBD, oppure le infiorescenze di canapa light. Ebbene, tutti questi prodotti, disponibili anche qui sul nostro shop Justbob, sono acquistabili esclusivamente a fini collezionistici, oppure per la decorazione e la profumazione degli ambienti. Altre destinazioni d’uso, come per l’appunto il consumo sia a scopo terapeutico che ricreativo, non sono attualmente consentite dalla legge italiana.
Takeaways
- Il sistema endocannabinoide (SEC) regola una vasta gamma di funzioni fisiologiche, inclusi il dolore, l’appetito, l’umore, e le risposte immunitarie, svolgendo un ruolo fondamentale nell’omeostasi.
- L’anandamide e il 2-AG, cannabinoidi endogeni, vengono prodotti in risposta a specifici stimoli cellulari e agiscono interagendo con i recettori cannabinoidi CB1 e CB2, svolgendo ruoli cruciali nella regolazione delle funzioni corporee.
- Il THC e il CBD, presenti nella cannabis, interagiscono con il SEC, influenzando vari processi corporei. Mentre il THC è psicoattivo e agisce principalmente sui recettori CB1, il CBD è non psicoattivo e ha effetti più complessi, modulando gli effetti del THC e mostrando potenziali benefici terapeutici.
- I cannabinoidi hanno mostrato promesse terapeutiche nel trattamento di condizioni come l’epilessia, il dolore cronico e i sintomi correlati alle malattie oncologiche. Tuttavia, la ricerca è ancora in corso per comprendere appieno il loro potenziale terapeutico e gli eventuali effetti collaterali.
- Nonostante i progressi, è necessario un approccio scientifico rigoroso per sfruttare appieno le potenzialità terapeutiche dei cannabinoidi, evidenziando l’importanza della ricerca continua in questo campo per lo sviluppo di trattamenti efficaci e mirati.
Domande & Risposte
Cos’è il sistema endocannabinoide?
Il sistema endocannabinoide (SEC) è un sistema biologico cruciale per il mantenimento dell’equilibrio e la regolazione di molteplici processi nel corpo umano. È composto principalmente da recettori cannabinoidi, cannabinoidi endogeni e enzimi che regolano la loro sintesi e degradazione.
Quali sono i componenti principali del sistema endocannabinoide?
Il sistema endocannabinoide è principalmente composto da recettori cannabinoidi (CB1 e CB2), cannabinoidi endogeni (come l’anandamide e il 2-AG) e enzimi coinvolti nella loro sintesi e degradazione.
Quali sono le funzioni regolate dal sistema endocannabinoide?
Il sistema endocannabinoide regola diverse funzioni fisiologiche, tra cui il dolore, l’infiammazione, l’appetito, il sonno, l’umore, la memoria e la risposta immunitaria.