THCB, cos’è e quali sono le sue caratteristiche secondo gli studi

THCB, cos'è e quali sono le sue caratteristiche secondo gli studi | Justbob

Pubblicato il: 28/03/2025

La sua affinità con i recettori CB1 e CB2 suggerisce effetti sia psicoattivi che antinfiammatori, ma ulteriori ricerche sono necessarie per comprenderne appieno l’efficacia e la sicurezza

Fino a poco tempo fa, la nostra comprensione dei cannabinoidi si concentrava prevalentemente sui componenti più abbondanti e studiati, come il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), celebre per i suoi effetti psicoattivi, e il cannabidiolo (CBD), apprezzato per le sue potenziali proprietà terapeutiche non psicotrope e amato perfino in ambito di collezionismo da tutti gli appassionati di prodotti a base di canapa legale, come quelli che puoi trovare qui nello shop di Justbob.

Tuttavia, i progressi nelle tecniche d’analisi hanno aperto nuove frontiere, permettendo l’identificazione e la caratterizzazione di cannabinoidi minori, tra cui appunto il THCB, studiato per la prima volta nel 1942 dal chimico americano Roger Adams.

Svariati anni dopo, nel 2019, un team di ricercatori italiani ha isolato e identificato il THCB in campioni di cannabis medicinale, approfondendo le sue caratteristiche e potenziali applicazioni. Questa scoperta ha rinnovato l’interesse scientifico verso questo cannabinoide minore.

La scoperta del THCB non è semplicemente un’aggiunta all’elenco dei cannabinoidi esistenti; essa rappresenta un tassello importante per ampliare la nostra conoscenza del sistema endocannabinoide, una complessa rete di recettori, endocannabinoidi endogeni ed enzimi che svolge un ruolo cruciale nella regolazione di numerosi processi fisiologici, dal dolore all’infiammazione, dall’umore al sonno.

La struttura chimica del THCB, pur presentando notevoli somiglianze con quella del THC, si distingue per una variazione apparentemente modesta ma potenzialmente significativa: la presenza di una catena laterale butilica al posto della catena pentilica caratteristica del THC. Questa differenza strutturale, sebbene sottile, potrebbe tradursi in un profilo farmacologico unico, con implicazioni rilevanti sia per la ricerca di base che per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche.

L’interesse scientifico verso il THCB è quindi motivato dalla necessità di esplorarne a fondo le caratteristiche, il meccanismo d’azione e le potenziali applicazioni, in un contesto in cui la ricerca sui cannabinoidi è in rapida evoluzione e promette di svelare nuove opportunità per il trattamento di diverse patologie. Nei paragrafi successivi, analizzeremo in dettaglio le attuali conoscenze sul THCB, focalizzandoci sul suo meccanismo d’azione, sugli effetti farmacologici finora riscontrati, sulla sua interazione con altri cannabinoidi e sulle prospettive future di ricerca e applicazione.

Vista di un laboratorio di ricerca | Justbob

Meccanismo d’azione del THCB e interazione con il sistema endocannabinoide

Per comprendere appieno il potenziale del THCB, è fondamentale analizzarne il meccanismo d’azione, ovvero il modo in cui questa molecola interagisce con il nostro organismo a livello molecolare e cellulare.

Il sistema endocannabinoide, come accennato, costituisce il principale bersaglio dei cannabinoidi. Questo sistema, ubiquitario nel corpo umano, è composto principalmente da recettori cannabinoidi, endocannabinoidi (cannabinoidi prodotti naturalmente dall’organismo) ed enzimi responsabili della sintesi e degradazione degli endocannabinoidi. Tra i recettori cannabinoidi, i più studiati e rilevanti sono il recettore CB1, localizzato prevalentemente nel sistema nervoso centrale, e il recettore CB2, presente in maggioranza nel sistema immunitario e nei tessuti periferici.

Le prime ricerche sul THCB si sono concentrate sulla sua affinità per questi recettori. Studi preliminari hanno evidenziato che il THCB mostra una notevole affinità per il CB1, un dato particolarmente significativo in quanto l’attivazione di questo è notoriamente associata agli effetti psicoattivi del THC. Questo suggerisce che il tetraidrocannabutolo potrebbe possedere un’attività psicoattiva simile a quella del tetraidrocannabinolo, sebbene l’intensità e la natura precisa di tali effetti debbano essere ancora chiarite attraverso ulteriori indagini.

Parallelamente, il THCB sembra mostrare anche un’affinità per il recettore CB2, associato a effetti prevalentemente immunomodulatori e antinfiammatori. Questo dato potrebbe spiegare le proprietà antinfiammatorie e analgesiche riscontrate nei primi studi di laboratorio su questa nuova molecola, suggerendo un potenziale ruolo terapeutico in condizioni caratterizzate da dolore cronico e infiammazione.

È importante sottolineare che la ricerca sul meccanismo d’azione del THCB è ancora in una fase esplorativa. Molti aspetti rimangono da chiarire, tra cui la selettività della molecola per i recettori CB1 e CB2 rispetto ad altri recettori, i pathway di segnalazione intracellulare attivati e il ruolo di eventuali metaboliti attivi. La comprensione dettagliata di questi meccanismi sarà cruciale per definire il profilo farmacologico completo del THCB e per valutarne il potenziale terapeutico in modo rigoroso e informato.

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Effetti farmacologici e proprietà terapeutiche del THCB: cosa dice la ricerca

L’interesse scientifico per il THCB è fortemente alimentato dalle promettenti evidenze preliminari riguardanti i suoi effetti farmacologici e le potenziali proprietà terapeutiche. Sebbene la ricerca in questo ambito sia ancora limitata e prevalentemente condotta in modelli preclinici, i risultati finora ottenuti suggeriscono che il THCB potrebbe possedere un profilo farmacologico distintivo e interessante.

Il già citato studio del 2019 condotto da un gruppo di ricercatori italiani ha focalizzato l’attenzione sulle proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Utilizzando modelli animali, gli scienziati hanno osservato che il THCB è in grado di ridurre la percezione del dolore e di attenuare la risposta infiammatoria. Questi effetti sembrano essere mediati dall’interazione della molecola con specifici recettori coinvolti nella percezione del dolore e nella regolazione dell’infiammazione, con particolare riferimento al sistema endocannabinoide e ai recettori CB2.

Per quanto concerne gli effetti psicoattivi, le informazioni disponibili sono ancora frammentarie e basate principalmente su evidenze aneddotiche e sulla somiglianza strutturale con il THC. Come già spiegato, la sua affinità per il recettore CB1 suggerisce che il THCB potrebbe indurre effetti psicoattivi, quali alterazioni della percezione sensoriale, rilassamento ed euforia. Tuttavia, l’intensità e la durata di questi effetti, così come il profilo degli effetti collaterali, necessitano di essere studiate in modo approfondito e sistematico.

Alcune testimonianze preliminari suggeriscono che il THCB potrebbe avere un’insorgenza d’azione più rapida rispetto al THC, ma con una durata più breve. Questa caratteristica, se confermata da studi più rigorosi, potrebbe rendere il THCB particolarmente interessante per applicazioni mediche in cui si desidera un effetto terapeutico immediato e controllabile, senza una prolungata alterazione dello stato di coscienza.

Stabilità chimica e conservazione del THCB: aspetti fondamentali per applicazioni future

Un aspetto spesso sottovalutato ma di fondamentale importanza per lo sviluppo di qualsiasi composto farmacologico, incluso il THCB, è la sua stabilità chimica e le condizioni ottimali di conservazione.

Ma di cosa si tratta, di preciso?

La stabilità chimica di una molecola determina la sua durata nel tempo e la sua resistenza a fattori ambientali come la luce, il calore, l’umidità e l’ossigeno. Quando è scarsa, può portare alla degradazione del composto, con conseguente perdita di attività farmacologica e potenziale formazione di prodotti di degradazione indesiderati o tossici.

Per quanto riguarda il THCB, le informazioni sulla sua stabilità chimica sono ancora limitate. È noto che il THC, un cannabinoide strutturalmente simile, è soggetto a degradazione nel tempo a causa dell’ossidazione, trasformandosi in cannabinolo (CBN), un composto con proprietà sedative. Se il THCB seguisse un percorso di degradazione simile, potrebbero formarsi nuovi composti con effetti farmacologici diversi, che potrebbero avere implicazioni sia in ambito farmaceutico che nell’industria della cannabis.

La comprensione del percorso di degradazione del THCB e l’identificazione dei prodotti di degradazione sono quindi aspetti cruciali per garantirne la qualità, la sicurezza e l’efficacia nel tempo. La ricerca futura dovrà concentrarsi sulla valutazione della stabilità della molecola in diverse condizioni ambientali, studiando l’effetto della luce, della temperatura, dell’umidità e dell’esposizione all’ossigeno sulla sua degradazione. Questi studi dovrebbero mirare a identificare i principali prodotti di degradazione del THCB e a valutarne le proprietà farmacologiche e tossicologiche.

Un altro fattore rilevante è la conservazione dei prodotti contenenti cannabinoidi, siano essi preparati farmaceutici, estratti di cannabis o prodotti commerciali, magari destinati a usi estranei al consumo, come l’olio di CBD e le infiorescenze di canapa legale. Le condizioni di conservazione possono influenzare significativamente la stabilità dei cannabinoidi, alterandone la potenza e l’efficacia nel tempo.

La luce ultravioletta, in particolare, è nota per accelerare la degradazione dei cannabinoidi, per non parlare dell’umidità e delle temperature elevate che possono, anch’esse, contribuire alla degradazione.

La ricerca futura dovrà, quindi, definire protocolli di conservazione standardizzati, anche per il THCB, basati su studi di stabilità rigorosi e conformi alle normative farmaceutiche. Questi protocolli saranno essenziali per garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti che lo contengono e per massimizzarne la shelf-life, ovvero la durata di conservazione.

Ricerca scientifica sulle tecniche di estrazione del THCB | Justbob

Produzione e disponibilità del THCB: sfide e prospettive per il futuro

Attualmente, una delle principali sfide per la ricerca e l’applicazione del THCB è la sua scarsa disponibilità. Il THCB è presente in concentrazioni molto basse nelle piante di cannabis, spesso inferiori all’1% del contenuto totale di cannabinoidi. Questa bassa concentrazione naturale rende difficile e costosa l’estrazione su larga scala, limitando la disponibilità di THCB per la ricerca scientifica e per un eventuale utilizzo commerciale.

L’estrazione direttamente dalla pianta di cannabis richiederebbe la lavorazione di grandi quantità di biomassa vegetale, con conseguenti costi elevati e impatto ambientale significativo.

Per superare il problema della scarsa disponibilità, la ricerca si sta orientando verso approcci alternativi, al pari di quanto abbiamo spiegato nell’articolo precedente sulle cannaflavine. Una delle strategie più promettenti è la sintesi chimica che offre il vantaggio di ottenere quantità maggiori di prodotto con una purezza elevata e controllata. Tuttavia, può essere complessa e costosa, richiedendo competenze specialistiche e reagenti specifici.

Inoltre, la produzione di cannabinoidi sintetici è soggetta a rigorose normative regolatorie, che possono rappresentare un ostacolo all’accesso e alla commercializzazione.

Un’altra strategia promettente per aumentare la disponibilità del THCB è il miglioramento genetico delle piante di cannabis. Le tecniche di breeding tradizionale e le moderne tecnologie di ingegneria genetica con l’obiettivo di incrementare l’espressione dei geni coinvolti nella biosintesi del THCB, o a ridurre l’attività degli enzimi che lo convertono in altri cannabinoidi.

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THCB: interesse crescente nella ricerca e nelle potenziali applicazioni

Il tetraidrocannabutolo (THCB) rappresenta senza dubbio una delle nuove frontiere più promettenti nello studio dei cannabinoidi. Le prime evidenze scientifiche suggeriscono che questa molecola potrebbe possedere un profilo farmacologico unico e un potenziale terapeutico significativo, e l’interazione con il sistema endocannabinoide, in particolare con i recettori CB1 e CB2, suggerisce un meccanismo d’azione complesso e multifattoriale, che merita di essere esplorato ulteriormente.

La somiglianza strutturale con il THC solleva interrogativi sugli effetti psicoattivi del THCB, che necessitano di essere chiariti attraverso studi clinici rigorosi. Tuttavia, le prime evidenze aneddotiche suggeriscono che il THCB potrebbe avere un’insorgenza d’azione rapida e una durata più breve rispetto al THC, caratteristiche che potrebbero renderlo particolarmente adatto per applicazioni mediche in cui si desidera un effetto terapeutico controllabile e limitato nel tempo.

Se le promettenti evidenze preliminari saranno confermate da ulteriori ricerche, il THCB potrebbe aggiungersi all’elenco dei cannabinoidi di interesse medico, aprendo nuove opportunità per la ricerca e lo sviluppo di farmaci basati sulla cannabis, con particolare attenzione al trattamento del dolore cronico, dell’infiammazione e di altre condizioni patologiche in cui il sistema endocannabinoide svolge un ruolo chiave.

THCB: takeaways

  • Il tetraidrocannabutolo, o THCB, è un cannabinoide che si distingue per la sua struttura chimica simile al THC ma caratterizzata da una catena laterale butilica. Le prime indagini scientifiche suggeriscono un profilo farmacologico interessante, con potenziali effetti analgesici e antinfiammatori. Nonostante la ricerca sia ancora in fase iniziale, il THCB suscita un crescente interesse per il suo potenziale terapeutico e la sua interazione con il sistema endocannabinoide, aprendo nuove vie per la comprensione e l’applicazione dei cannabinoidi.
  • Gli studi preliminari indicano che il THCB interagisce con i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide, analogamente al THC, ma con possibili variazioni nell’intensità e nella durata degli effetti. L’effetto entourage, derivante dall’interazione con altri componenti della cannabis, potrebbe modulare ulteriormente le sue proprietà. La ricerca si concentra ora sulla comprensione del metabolismo del THCB, della sua stabilità chimica e delle condizioni ottimali per la sua conservazione, aspetti cruciali per valutarne la sicurezza e l’efficacia in prospettiva terapeutica.
  • La scarsa concentrazione naturale di THCB nella pianta di cannabis rappresenta una sfida per la sua produzione su larga scala. Tuttavia, la sintesi chimica e le tecniche di miglioramento genetico emergono come soluzioni promettenti per incrementarne la disponibilità. Le potenziali applicazioni terapeutiche, in particolare nel trattamento del dolore e dell’infiammazione, insieme alla necessità di ulteriori ricerche cliniche e di una chiara regolamentazione legale, delineano un percorso di sviluppo futuro significativo per il THCB come cannabinoide di interesse medico.

THCB: FAQ

Cos’è il THCB e come si differenzia dal THC?

Il THCB, o tetraidrocannabutolo, è un cannabinoide minore scoperto inizialmente nel 1942 e isolato nuovamente nel 2019 da un gruppo di ricercatori italiani che ne hanno analizzato le caratteristiche in campioni di cannabis medicinale. Sebbene la sua struttura chimica sia molto simile a quella del THC, esiste una differenza significativa: il THCB presenta una catena laterale butilica al posto della catena pentilica tipica del THC. Questa variazione, seppur sottile, potrebbe influenzare il modo in cui la molecola interagisce con i recettori del sistema endocannabinoide, portando a effetti diversi dal punto di vista farmacologico e terapeutico.

Quali sono i potenziali effetti terapeutici del THCB?

Le ricerche preliminari sul THCB suggeriscono che questa molecola possa avere proprietà analgesiche e antinfiammatorie, potenzialmente utili nel trattamento di condizioni come il dolore cronico e l’infiammazione. Questi effetti sembrano derivare dalla sua interazione con i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide. L’affinità con il recettore CB2, in particolare, è associata a effetti immunomodulatori e alla riduzione delle risposte infiammatorie. Tuttavia, la ricerca è ancora in una fase iniziale e saranno necessari ulteriori studi per confermare la sicurezza, l’efficacia e il potenziale terapeutico del THCB in ambito medico.

Il THCB ha effetti psicoattivi come il THC?

Il THCB presenta una forte affinità per il recettore CB1, lo stesso recettore coinvolto negli effetti psicoattivi del THC, il che suggerisce la possibilità che possa provocare effetti simili, come euforia, rilassamento o alterazioni della percezione sensoriale. Tuttavia, l’intensità e la durata di questi effetti non sono ancora pienamente comprese. Alcuni studi preliminari ipotizzano che il THCB possa avere un’insorgenza d’azione più rapida rispetto al THC, ma con una durata degli effetti più breve. Queste caratteristiche potrebbero renderlo interessante per applicazioni terapeutiche in cui è necessario un controllo più preciso della durata degli effetti psicoattivi.